<![CDATA[Geo Paleo Diet by C. Tozzi - Blog]]>Fri, 23 Mar 2018 12:07:42 -0700Weebly<![CDATA[Gli integratori di Vitamina D sono più Efficaci del Sole per aumentare i livelli di Vit.D nel sangue]]>Fri, 22 Dec 2017 13:41:27 GMThttp://831005008510416305.weebly.com/blog/gli-integratori-di-vitamina-d-sono-piu-efficaci-del-sole-per-aumentare-i-livelli-di-vitd-nel-sangue

​Un recente studio pubblicato dal Journal of Maternal, Fetal and Neonatal Medicine ha scoperto che l'integrazione giornaliera di vitamina D era più efficace dell'esposizione giornaliera al sole nell'aumentare i livelli di vitamina D delle donne in gravidanza.

Un totale di 87 donne in gravidanza con livelli di vitamina D inferiori a 30 ng / ml sono stati inclusi in questo studio clinico della durata di 10 settimane.

Circa la metà delle donne ricevevano quotidianamente 4.000 UI di vitamina D3.

Le altre 44 donne sono state raccomandate 30 minuti di esposizione solare giornaliera tra le ore 10:00 e 16:00.

A queste donne è stato raccomandato di esporre almeno il 30% della loro pelle senza l'uso di creme solari.

Tutte le donne avevano una gravidanza tra le 14 e le 18 settimane, avevano tipi di pelle di tipo 2 o 3 e lavoravano al chiuso.

Questo è ciò che hanno scoperto i ricercatori:

Al basale, i livelli di vitamina D non erano significativamente differenti tra i due gruppi.

I livelli di vitamina D erano significativamente aumentati in entrambi i gruppi e dopo 10 settimane, il gruppo di integrazione aveva livelli di vitamina D significativamente più elevati rispetto al gruppo di esposizione al sole che sono aumentati mediamente di 31,27 ng / ml contro i 19,79 ng del gruppo "sole", mentre il gruppo "integrazione" è arrivato a 78 nmol / l nel sangue contro ai 49,5 nmol / l del gruppo "sole".

I ricercatori hanno concluso:

"Abbiamo scoperto che l'integrazione di vitamina D è più efficace dell'esposizione al sole nell'aumentare della 25-idrossivitamina D3 (la forma di vitamina D attiva nel sangue) in donne in gravidanza con carenza di vitamina D."

Un prodotto a base di Vitamina D3 può essere "Savana D3 Raw"



Fonte:

Hajhashemi, M. et al. Comparison of sun exposure versus vitamin D supplementation for pregnant women with vitamin D deficiency. Journal of Maternal, Fetal and Neonatal Medicine, 2017.

Guida Completa: Quanta Vitamina D è necessaria per Arrivare ai Livelli Ottimali? E' vero che fa venire Ipercalcemia?



Lo sai che l' olio di girasole contenuto in alcuni prodotti è fortemente infiammatorio e può dare problemi intestinali?

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<![CDATA[Crohn? RCU? Remissione clinica in 6 settimane nel 73% dei casi con la Paleo Diet AIP]]>Mon, 18 Dec 2017 10:51:40 GMThttp://831005008510416305.weebly.com/blog/crohn-rcu-remissione-clinica-in-6-settimane-nel-73-dei-casi-con-la-paleo-diet-aip
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Nuovo Studio scientifico che distrugge tutti gli: "Non ci sono studi";"Pseudoscienza";"Se smetti pane/pasta/latticini muori dopo un mese"; "Non ci sono prove" e tante altre idiozie che ho dovuto leggere in quasi vent' anni di divulgazione sulla Paleo Diet. 

di Claudio Tozzi 
(autore della GeoPaleoDiet e direttore 
Corso ufficiale Certificazione Paleo Diet)

Il morbo di Crohn e la retto colite ulcerosa (RCU) sono malattie abbastanza simili tra di loro e sono dovute ad un infiammazione dell’ intestino che porta a presenza di sangue nelle feci, diarrea, dimagrimento, fistole ricorrenti, dolori addominali e febbricola frequente. 

La rettocolite ulcerosa colpisce sempre il colon, mentre la malattia di Crohn può riguardare tutto l’apparato digerente, dalla bocca al retto.

Si calcola che globalmente la colite ulcerosa e la malattia di Crohn colpiscano oltre 200.000 persone in Italia con un'incidenza pari a 8,1 nuovi casi per 100.000 abitanti, considerando la popolazione adulta, ma queste patologie colpiscono oramai in misura sempre maggiore anche i bambini. 

Secondo la comunità medica mondiale Crohn e RCU non sono guaribili in nessun modo e nella maggior parte dei casi vengono trattate con dei farmaci che non risolvono quasi nulla (Mesalanzina, Cortisone, ecc) che attenuano, magari temporeanamente i sintomi. In diversi casi si arriva anche a togliere direttamente tutto il colon, ma il rischio di recidiva dopo terapia chirurgica è elevato e tale evento spesso comporta la necessità anche di un secondo intervento. 

In realtà non è affatto vero che non ci siano rimedi perchè divulgo la Paleo Diet già dalla fine degli anni 90 e ho visto tantissime persone andare in remissione parziale o completa da queste malattie intestinali, semplicemente leggendo i miei articoli o i libri sulla Paleo Diet e la maggior parte sono migliorate in poche settimane di eliminazione di cereali/latticini/Legumi e dosi adeguate di Vitamina D. 
Poi nel 2011 invitai a Roma per il primo convegno Paleo Diet in Europe il Prof. Loren Cordain, docente di nutrizione ed esercizio fisico della Colorado State University di Fort Collins (U.S.A.) e mi comunicò un ulteriore perfezionamento della Paleo Diet per tutte le malattie autoimmuni, chiamato Auto Immune Protocols (AIP). 

Si tratta di un estensione della “normale” Paleo Diet, cioè si devono togliere anche uova, solanacee e semi, cioè cibi comunemente consentiti in paleo, ma che in persone predisposte geneticamente alle malattie autoimmuni potevano far scattare e/o esarcerbare le loro patologie. 

Successivamente anche la Dott.ssa Sarah Ballantyne inizio a divulgare un protocollo simile e in effetti la cosa funziona perfettamente, perchè in questi ultimi 7 anni tantissime persone sono andate in remissione da queste malattie utilizzando il protocollo autoimmune. 

Quindi dopo tanti anni posso senza dubbio affermare che Crohn, RCU e più in generale tutte le malattie autoimmuni sono nella maggior parte dei casi trattabili in modo efficace con la Paleo Diet normale o oppure la sua versione AIP. 

Semplicemente perchè solo il 25% di queste patologie è dato dalla genetica mentre il resto viene scatenato essenzialmente dall’ alimentazione, che la medicina ufficiale ha invece sempre escluso dalle motivazioni. 

Detto questo vi lascio immaginare in questi anni cosa ho dovuto sopportare in cui nel mio lavoro di divulgazione ho parlato del protocollo autoimmune del dott. Cordain.... 

“Non ci sono studi”. Il più gettonato. Ovviamente ce ne sono a centinaia, ma non ce la fanno, lo devono dire, è più forte di loro 

“Allora dovrebbero darti il premio Nobel...”. Solita battutona, ma nel caso dovrebbero assegnarlo a Cordain e non a me, ma per mandargli la comunicazione della vittoria dalla Svezia dovrebbero magari prima conoscere i suoi studi... 

”Sfrutti il dolore della gente”. Sarà, ma da quando ne parlo e scrivo a me sembra che i dolori (intestinali) delle persone siano in realtà passati...  

“Non si può guarire dalla malattie autoimmuni”. Vero, la base genetica della malattia rimane per sempre, ma puoi far sparire tutti i sintomi... Il problema è trovare una nuova parola in italiano che illustri questa nuova condizione, oppure chiamarla “remissione permanente”.

Che praticamente vuol dire guarire... 

Ma adesso tutto quello che avevo scritto sulla Paleo Diet già nel luglio 2000 sulla rivista “Olympian’s News” e gli straordinari studi sulle malattie autoimmuni di Loren Cordain sono finalmente confermati da una ricerca (“Eh però non ci sono studi”) pubblicato dalla rivista “Inflammatory Bowel Disease” (Il giornale ufficiale della fondazione americana Crohn e RCU) nel novembre 2017, dal titolo “Efficacia della dieta protocollo autoimmune per le malattie infiammatorie dell'intestino”. 

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 Gauree e colleghi della Divisione di Gastroenterologia della Scripps Clinic di La Jolla (California) hanno seguito 15 pazienti con Crohn oppure RCU, con durata media della malattia di 19 anni  e uso del farmaco biologico attivo in 7 (47%) pazienti.

In realtà inizialmente erano 18, ma tre pazienti si sono ritirati prima dell'inizio dello studio a causa della loro incapacità di impegnarsi a cambiare la dieta, cosa che succede abbastanza spesso, cioè che alcune persone preferiscono tenersi le malattie piuttosto che cambiare dieta. Un fatto apparentemente assurdo se non fosse che cereali e latticini possono dare delle dipendenze molti gravi e difficili da vincere, al pari di quelle della cocaina e eroina.

Per il protocollo autoimmune, i pazienti sono stati sottoposti a 6 settimane di eliminazione seguite da una fase di mantenimento di 5 settimane.

 Indici clinici, laboratori e biomarcatori sono stati valutati al basale e nelle settimane 6 e 11. L'endoscopia è stata eseguita al termine dello studio.

Per comprendere dell’ RCU è stato utilizzato l’indice Mayo completo che valuta lo stadio di Colite Ulcerosa sulla base di quattro componenti: frequenza di defecazione, sanguinamento rettale, valutazione endoscopica e giudizio complessivo.  

Invece per il Crohn è stato utilizzato l'indice di Harvey-Bradshaw, che considera cinque parametri, esclusivamente clinici. Per ciascun parametro viene assegnato un punteggio.

In tre dei soggetti è stata ripristinata la vitamina D perchè carente, cosi come era carente il ferro in altri sei e conseguentemente somministrato. 

L'intervento dietetico AIP consisteva in pratica in una fase di eliminazione di 6 settimane (eliminazione graduale di cereali, legumi, frutta secca, latticini, uova, caffè, alcool, noci e semi, zuccheri raffinati / lavorati, oli e additivi alimentari) seguita da una fase fase di mantenimento di 5 settimane, durante la quale non è stata consentita la reintroduzione di gruppi di alimenti. 

I ricercatori hanno anche fornito consigli ai partecipanti, supportandoli sull’ acquisto e preparazione di cibo, igiene del sonno, educazione sulla densità dei nutrienti e alimenti fermentati, gestione dello stress, inserimento del brodo di ossa (caratteristico della Paleo Diet AIP) attività fisica, evitando di fargli assumere  farmaci anti-infiammatori non steroidei. 

L'assistenza sanitaria la consulenza dietetica sono state fornite tramite e-mail individuali e un gruppo privato di Facebook accessibile solo ai membri invitati. 

Poiché i partecipanti hanno iniziato lo studio allo stesso tempo, potevano comunicare tra loro attraverso il gruppo di Facebook, ma gli investigatori e lo staff di studio non facevano parte di questo gruppo. 

Durante lo studio, ai partecipanti è stato chiesto di registrare l'assunzione dietetica, che è stata comunicata tramite e-mail e revisionata dall'istruttore sanitario e dal dietologo. I partecipanti hanno anche completato la valutazione della qualità della vita durante lo studio utilizzando il questionario sulle malattie infiammatorie intestinali (SIBDQ). 

Prima dello studio, i partecipanti hanno ricevuto 2 libri sulla dieta e le ricette AIP: "L'approccio Paleo: malattia autoimmune inversa e guarisci il tuo corpo" di Ballantyne, pubblicato nel 2014 e "Il libro di ricette autoimmune Paleo: un approccio senza allergeni alla gestione delle malattie croniche" di Trescott, pubblicato nel 2014.

RISULTATI: 

Dalla settimana 0 alla settimana 6 e 11, il punteggio medio medio di Mayo è migliorato significativamente da 5,8 a 1,2- 1,0 per la colite ulcerosa, mentre e l'indice di Harvey-Bradshaw significativamente migliorato da 7 a 3.6-3.4 per il morbo di Crohn. 

La calprotectina fecale media (chiara indicazione della presenza di infiammazione dell’intestino) è migliorata da 471 a 112 alla settimana 11. 

Tra quelli con endoscopia di follow-up alla settimana 11 (n = 7), sono stati osservati miglioramenti nel punteggio endoscopico semplice per il morbo di Crohn (n = 1), punteggio Rutgeerts (n = 1) e sottoscala endoscopia Mayo (n = 4).

La remissione clinica è stata raggiunta alla settimana 6 da 11/15 (73%) partecipanti allo studio (6 Crohn e 5 RCU) e tutti e 11 hanno mantenuto la remissione clinica durante la fase di mantenimento dello studio.  

Un paziente con recidiva postoperatoria di Crohn ileale (senza stenosi) ha continuato ad avere il Crohn lieve-moderatamente attivo in tutto lo studio, nonostante la risoluzione dei dolori articolari. 
Altri due pazienti con il Crohn CD sono stati persi al follow-up o ritirati dallo studio prima della sesta settimana.  

Un paziente con RCU ha continuato ad avere sintomi lievemente attivi (il punteggio di Mayo parziale è rimasto a 5). 

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Il Dott. Gauree e colleghi scrivono:   

“Prove crescenti suggeriscono che la modificazione della dieta può modulare l'infiammazione e migliorare le risposte cliniche nel Crohn/RCU. 

Il nostro studio osservazionale prospettico indica che una dieta Paleo Diet AIP, che comprende una fase di eliminazione seguita da una fase di mantenimento, dimostra un'efficacia preliminare nei pazienti Crohn/RCU. 

Abbiamo anche identificato miglioramenti nella calprotectina fecale insieme a miglioramenti endoscopici nell'aspetto della mucosa nella maggior parte dei pazienti sottoposti a endoscopia di follow-up. 

I nostri risultati supportano l'uso di modifiche dietetiche in aggiunta alla normali terapie Crohn/RCU. 
La remissione clinica è stata raggiunta entro la sesta settimana e non avevamo ipotizzato, a priori, che la remissione clinica sarebbe stata raggiunta così presto.

Infatti, questa proporzione di partecipanti con Crohn/RCU attivi con la remissione clinica entro la sesta ettimana  rivaleggia con quella della maggior parte delle terapie farmacologiche per queste patologie. 

Importante, il nostro studio dietetico è stato eseguito in aggiunta alla terapia medica, e quasi il 50% dei pazienti nel nostro studio erano in terapia biologica. 

Pertanto, i nostri risultati suggeriscono che la modificazione dietetica può essere utilizzata in aggiunta alla terapia convenzionale con IBD, anche tra quelli con malattia da moderata a grave. 

È importante sottolineare che i 2 partecipanti con CD con stenosi ileali (restringimenti del calibro dell’intestino) hanno sviluppato un peggioramento dell'attività della malattia o un'ostruzione parziale dell'intestino tenue. 

Pertanto, sebbene l'eliminazione dietetica possa essere utile, si dovrebbe prendere in considerazione la variazione anatomica e richiedere un counseling e un attento follow-up. 

La premessa della dieta Paleo Diet AIP, nel suo insieme, comporta un'eliminazione graduale di gruppi alimentari che possono essere associati a stimolazione immunitaria e intolleranza, mantenimento degli alimenti eliminati, seguita da reintroduzione progressiva di determinati alimenti o gruppi alimentari nel tempo. 

Il protocollo enfatizza comportamenti alimentari sani volti ad aumentare la densità di nutrienti della dieta, incorporando frutta e verdura fresca, fonti salutari di grassi, proteine magre, alimenti fermentati e, per il nostro studio, modificando l'assunzione secondo il fenotipo Crohn/RCU (ad esempio, stenosi) . 
Il protocollo raccomanda inoltre di evitare i farmaci anti-infiammatori non steroidei e gli alimenti trattati a bassa densità di nutrienti, che possono anche contenere emulsionanti o additivi che possono perpetuare l'infiammazione, migliorando allo stesso tempo i comportamenti dello stile di vita, l'igiene del sonno, la gestione dello stress e l'attività fisica. 

Un importante obiettivo delle terapie per Crohn/RCU è ridurre l'infiammazione. 

Sebbene non statisticamente significativo, abbiamo notato diminuzioni nella calprotectina fecale media (chiara indicazione della presenza di infiammazione dell’intestino), in particolare nei pazienti con RCU. 

Inoltre, il sanguinamento rettale è stato significativamente ridotto entro la settimana 6 e 11 tra i pazienti con RCU. 

Tra quelli con miglioramenti endoscopici nell'infiammazione della mucosa, abbiamo notato una riduzione della calprotectina fecale, in linea con studi che dimostrano una migliore correlazione dei risultati della mucosa con calprotectina fecale media rispetto ai sintomi o agli indici clinici. 

Il nostro studio, sebbene di modesta entità, suggerisce che la modificazione della dieta ha il potenziale per ridurre l'infiammazione, come misurato con calprotectina fecale media ed endoscopia. 
I punti di forza del nostro studio includono una progettazione prospettica e attenzione ai pazienti con Crohn/RCU non solo clinicamente attiva ma anche evidenza obiettiva di infiammazione. 

La supplementazione di nutrienti è stata avviata anche per i pazienti con carenze basali di vitamina D o ferro, che avrebbero contribuito a ridurre le influenze confondenti della deplezione dei micronutrienti sull'attività della malattia, ma la cui replezione potrebbe aver influito anche sui miglioramenti del benessere generale rilevati durante lo studio. 

In conclusione, il nostro studio dimostra che la modificazione dietetica focalizzata sull'eliminazione di gruppi di alimenti potenzialmente immunogenici o intolleranti ha il potenziale per migliorare i sintomi e l'infiammazione endoscopica in pazienti con Crohn/RCU. 

Il cambiamento dietetico può essere un importante complemento alla terapia Crohn/RCU non solo per ottenere la remissione, ma forse migliorare la durata della risposta e della remissione.
Forse per un sottogruppo di pazienti, la sola modifica dietetica e dello stile di vita può essere sufficiente per controllare l'infiammazione. 

I pazienti che desiderano incorporare la terapia dietetica dovrebbero essere consigliati su opzioni valutate per le carenze di micronutrienti e monitorati di routine. 
Sono necessari studi randomizzati più ampi per convalidare questi risultati ed esaminare il decorso a lungo termine dei pazienti durante la reintroduzione.” 

Insomma i dati sono ben chiari, la Paleo Diet AIP funziona perfettamente nella maggior parte dei casi di Crohn/RCU e che per stare sicuri è meglio integrare la vitamina D. 

E’ ovvio, sarebbe bello vedere degli studi su un più ampio numero di pazienti, ma non tocca a me farlo, ma alla comunità scientifica mondiale, che ha un opportunità senza pari, cioè alleviare o togliere definitamente le indicibili sofferenze dei malati di Crohh/RCU in 45 giorni. 

Semplicemente consigliando l’ unica alimentazione adatta all’ uomo: La Paleo Diet/AIP 

Nel frattempo mi dovrò beccare per altri 15-30 anni “Eh però non ci sono studi”... 

Detto da chi non li legge comunque...


                                                                                                                               Claudio Tozzi 

- TESTIMONIANZA: 
LA PALEO DIET/pH HA GUARITO LA MIA “INCURABILE” RETTO COLITE ULCEROSA (con cartelle cliniche prima/dopo)

Corso Certificazione Ufficiale GeoPaleoDiet

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<![CDATA[Calcificazione Aortica del cuore: L' efficacia della Vitamina K2]]>Sat, 09 Dec 2017 20:43:17 GMThttp://831005008510416305.weebly.com/blog/calcificazione-aortica-del-cuore-l-efficacia-della-vitamina-k2

Un importante studio  evidenzia il potenziale dell'integrazione di vitamina K2 per la stenosi della valvola aortica calcifica (CAVS), una condizione cardiovascolare comune nella popolazione anziana in cui attualmente non esiste alcuna terapia medica.


Secondo i ricercatori dell' European Heart Journal una volta che la grave sintomatologia della stenosi della valvola aortica calcifica si è sviluppata, la prognosi senza intervento è deprimente.

Attualmente l'unico trattamento per stenosi della valvola aortica calcifica (CAVS) è la sostituzione della valvola aortica chirurgica o trans catetere (AVR), a cui non tutti i pazienti sono adatti.

Mentre numerosi studi hanno tentato di riutilizzare interventi farmacologici di uso comune per rallentare la progressione di CAVS, però ma non hanno finora alterato il corso della patologia.

La ricerca rileva che gli studi hanno dimostrato che le statine, ampiamente utilizzate per l'abbassamento dei lipidi nell'aterosclerosi e nell'infiammazione, non hanno alcun effetto sulla progressione o sugli esiti clinici della CAVS e potrebbero effettivamente esacerbare la condizione.

Tuttavia, i ricercatori hanno notato che la vitamina K2, in particolare i menachinoni a catena lunga (MK7), poiché sono trasportati efficientemente oltre il fegato.

"La supplementazione di vitamina K è un'opzione allettante per ricostituire le riserve vascolari di vitamina K per garantire un'inibizione ottimale della calcificazione", hanno scritto i ricercatori.
Questo studio è molto significativo, perchè riconoscendo che le terapie mediche si stanno rivelando inefficaci, i ricercatori stanno facendo luce su alternative efficaci efficaci, come appunto la Vitamina K2-MK7 ha già dimostrato ampiamente.

Per esempio, un precedente studio cardiovascolare triennale in donne sane in postmenopausa che assumevano solo 180 mcg al giorno di vitamina K2 come MK-7 , che ha dimostrato una cessazione e persino una regressione nella rigidità arteriosa.

La rilevanza di questo studio di tre anni ha portato a diversi studi da parte della comunità medica per pazienti con calcificazione delle arterie coronarie esistenti, calcificazione della valvola aortica e calcificazione delle arterie periferiche.

Lo studio dell’ L'European Heart Journal conclude: 

"I meccanismi fisiopatologici coinvolti nell'avvio e nella progressione di stenosi della valvola aortica calcifica vengono rapidamente chiariti e includono infiammazione, fibrosi e calcificazione.
Con questa nuova conoscenza, abbiamo identificato nuovi bersagli terapeutici come la vitamina K2-MK7 e nuove tecniche di imaging che possono essere utilizzate per testare l'efficacia di nuovi agenti e per approfondire ulteriormente la nostra comprensione fisiopatologica."

Per l' ennesima volta è stata comprovata l'inutilità delle statine, cioè dei farmaci anticolesterolo, a favore di sostanze più naturali come la K2.

Ricordo che la Vitamina K2 è contenuta nella carne allevata ad erba oppure negli integratori come ad esempio la "Primal K2 1000"

Evitate comunque quelli estratti dalla soia perchè possono dare allergie e problemi intestinali.

                                                                                                                                                 
                                                                                                                                                            Claudio Tozzi 

Bibliografia:

- Knapen MHJ, et al. Menaquinone-7 supplementation improves arterial stiffness in healthy postmenopausal women: double-blind randomised clinical trial. Thrombosis and Haemostasis (2015) 19;113(5).

- Peeters FECM, et al. Calcific aortic valve stenosis: hard disease in the heart. Euro Heart J (2017) 0,1-8.

L' unica Vitamina K2-MK7 in Europa senza Soya, senza  Glutine e senza Lattosio--->QUI


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<![CDATA[Vitamina C contro il Cancro: le Nuove Prove.Definitive]]>Tue, 05 Dec 2017 11:32:28 GMThttp://831005008510416305.weebly.com/blog/vitamina-c-contro-il-cancro-le-nuove-provedefinitive

La vitamina C può aiutare i trattamenti del cancro a funzionare meglio, un nuovo studio lo prova.
 
I trattamenti contro il cancro sono spesso difficili per i pazienti e gli effetti collaterali possono essere spaventosi, tuttavia la vitamina C ha dimostrato di modificare sostanzialmente questa situazione.

Claudio Tozzi



Promotore indiscusso dell' utilizzo della vitamina C, alla fine degli anni ’70, era stato Linus Pauling, due volte vincitore del premio Nobel (per la chimica nel 1954 e per la pace nel 1962) che proponeva alte dosi di acido ascorbico (vitamina C), secondo lui in grado di prevenire o trattare molti tipi di tumore.

Per questo sono tantissimi anni che si parla dei benefici della Vitamina C nei confronti del tumore, che sono scientificamente innegabili, ma a tutt' oggi il 95% dei medici normalmente non la utilizza nei normali protocolli.

Tuttavia uno studio pubblicato su Cancer Cell può forse cambiare le carte in tavola in questo senso.

Infatti gli scienziati dell' Università dell' Iowa, affermano che
somministrare alte dosi di vitamina C durante il trattamento può indebolire le cellule tumorali e renderle più vulnerabili agli effetti della chemioterapia e delle radiazioni.

Nello studio, che è stato progettato per determinare se la vitamina C in alte dosi fosse sicura, 11 persone con un tumore al cervello aggressivo chiamato glioblastoma sono state trattate con vitamina C per via endovenosa tre volte a settimana per quasi due mesi.

La dose è stata aumentata gradualmente mentre le persone sono state sottoposte a radioterapia, per garantire che una quantità sufficiente di vitamina C rimanesse nel sangue.

Le persone nello studio non hanno riportato effetti collaterali aggiuntivi o sintomi avversi associati alla vitamina, ma solo quelli associati alla chemioterapia e ai trattamenti con radiazioni normali.

Lo studio non era strutturato per valutare l'efficacia della vitamina C, ma i ricercatori hanno osservato che finora, metà delle persone nello studio erano vive quasi due anni dopo.

La sopravvivenza media per la malattia è generalmente intorno all'anno.



In uno studio separato progettato per ottenere un primo senso dell'efficacia della vitamina, i ricercatori hanno anche testato la vitamina C ad alto dosaggio in un gruppo di 14 persone con carcinoma polmonare non a piccole cellule.

Finora, il 93% delle persone che ricevono le infusioni di vitamina C stanno rispondendo alla chemioterapia e alle radiazioni, rispetto al 40% come normalmente avviene.
 
Non solo, oltre il 30% dei soggetti che hanno assunto la vitamina C mostrava anche segni di diminuizione della massa dei loro tumori e anche qui, di solito, solo il 15% al ​​19% delle persone che ricevono chemio e radiazioni vedono i loro tumori diventare più piccoli.
 
La vitamina C agisce sulle cellule sane come antiossidante, combattendo i radicali liberi formati da cose come luce solare, sostanze inquinanti e fumo.

Gli autori dello studio Douglas Spitz e il Dr. Bryan Allen, entrambi nel dipartimento di radiologia oncologica dell'Università dell'Iowa, ritengono che possa anche promuovere il danno ossidativo, ma solo nelle cellule tumorali.

I tumori sembrano avere livelli più elevati di stress ossidativo, che può produrre radicali liberi e questo promuove il rilascio di forme instabili di ferro, che reagisce con la vitamina C e provoca ulteriori danni alla cellula tumorale.



La parte interessante è che le particelle di ferro instabili sono uniche per le cellule tumorali e ciò le rende bersagli ideali per la vitamina C, che quindi può reagire con loro per causare più danni e distruggere la cellula.
 
La speranza è che l'associazione di grandi dosi di vitamina C con chemioterapia e radiazioni possa distruggere le cellule tumorali.
 
La vitamina C stressa le cellule tumorali già stressate, quindi l' idea è quella di aumentare la dose di vitamina C all' interno del tumore in modo da rendere più efficaci la radioterapia e la chemio.
 
Quindi sembrerebbe che un succo di arancia o una spremuta di limone sia importanti per la lotta contro il cancro, ma non è cosi, perchè le dosi utilizzate in questi studi non sono realizzabili con integratori.

In questo studio infatti sono state utilizzate dosi altissime, cioè dell' ordine di grandezza maggiore della dose in un multivitaminico, circa da 800 a 1.000 volte.

Insomma si parla anche di decine di grammi al giorno.
 
Adesso l' obbiettivo dei ricercatori è quello di continuare il lavoro del premio Nobel Linus Pauling per l' uso della vitamina C nel trattamento del cancro e stanno  progettando di continuare il loro lavoro per vedere se lo stesso lato debole è comune ad altri tipi di tumori:  insomma trovare dei nuovi modi per rendere più efficaci le terapie antitumorali esistenti con l' acido ascorbico è davvero una promettente area di ricerca.

Recenti studi, ad esempio, hanno scoperto che l' assunzione di farmaci di notte potrebbe renderli più potenti contro il cancro al seno, dal momento che alcuni agenti attivi durante la veglia possono inibire il lavoro di alcuni farmaci.
 
Sono necessarie molte più ricerche e Spitz, per esempio, spera che tali strategie diventino argomenti di ricerca più popolari, in modo che più persone possano beneficiare dei trattamenti che stanno ottenendo. "Penso che questo tipo di lavoro possa rinascere", dice.

Per quanto riguarda le dosi di vitamina C da assumere normalmente, non in caso di tumore, diversi studi hanno dimostrato che nel paleolitico ne assumevamo mediamente 3-4 grammi al giorno tramite i cibi, cosa che è attualmente è quasi impossibile da attuare per via delle diverse abitudini alimentari, la scarsa reperibilità e l' abbassamento del 50% del contenuto di vitamina C nella verdura/frutta negli ultimi cento anni.

Quindi è buona abitudine assumere almeno 1-3 grammi al giorno tutto l' anno e prendere alte dosi (come descrivo nella diretta QUI) in caso di raffreddore, influenza,ecc. 

Per quanto riguarda la scelta del prodotto giusto dovete considerare che la vitamina C è leggermente acida (infatti è chiamata anche acido ascorbico) e quindi è meglio assumerla nelle forme come calcio ascorbato, in modo da avere un effetto tampone per l' acido, avendo cosi meno problemi gastrici e digestivi (Per esempio Vitamina C pH Control--->QUI)

Infine state tranquilli, la vitamina C non da assolutamente nessun effetto collaterale nocivo: no, nemmeno la formazione di calcoli renali che tutti vi diranno....


                                                                                                     Claudio Tozzi


Bibliografia:
O2⋅− and H2O2-Mediated Disruption of Fe Metabolism Causes the Differential Susceptibility of NSCLC and GBM Cancer Cells to Pharmacological Ascorbate - Cancer Cell - Volume 31, Issue 4, p487–500.e8, 10 April 2017




Vitamina C "pH Control". Maggior assorbimento, Meno Problemi gastrici--->QUI


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<![CDATA[Nel Paleolitico Morivano a 30 anni? Si, quando iniziarono a mangiare Cereali/Latticini/Legumi…]]>Thu, 19 Oct 2017 11:33:02 GMThttp://831005008510416305.weebly.com/blog/nel-paleolitico-morivano-a-30-anni-si-quando-iniziarono-a-mangiare-cerealilatticinilegumi


Nella foto qui sopra è stato ripreso un membro della tribù degli Hadza della Tanzania, una popolazione che vive ancora come milioni di anni fa, cioè senza l' utilizzo di pasta, mozzarelle e lenticchie varie.  

Ha 92 anni. 

Ne dimostra però 60-70 e ancora va a caccia. 

L' articolo lo finirei qui, ma lo scrivo lo stesso, in modo da togliervi dalla testa per sempre questo pregiudizio che, immancabilmente, tirerete fuori ogni volta che si parla di Paleo Diet... 

​In pratica, come è stato possibile che una delle più grandi menzogne della storia dell’ umanità sia passata a stato di leggenda urbana così popolare e, soprattutto, così credibile?



Ormai è inevitabile; quando scrivo un articolo o tengo una lezione sulla Paleo Diet, arriva sempre, puntuale come le tasse e la morte, la solita osservazione:

​“Ma se la dieta preistorica era così eccezionale e previene la malattie cronico-degenerative (osteoporosi, artrosi, ecc.) perché i nostri antenati morivano come mosche a 30 anni?”.

Giuro che mi capita ogni volta e di solito chi la fa ha l’atteggiamento di quello che mi ha preso in castagna, mi ha colto in fallo, pensando anche a come mai non mi fosse venuto in mente…

Qualche anno fa andò in onda un servizio del TG1, in cui hanno intervistato un mio personal trainer BIIOSystem™ che ha parlato appunto delle peculiarità della Paleo Diet, oltre che della Metabolica e della Warrior Diet e hanno chiesto anche un opinione nientemeno a Giorgio “Pastasciutta cor sugo” Calabrese, il brontonutrizionista di Porta a Porta.

Sembra incredibile ma anche lui ha detto che con la Paleo Diet morivano giovani, un’affermazione davvero scientifica che molto spiega della competenza e della preparazione del nostro amico, visto che ormai l’ho sentita anche al bar sotto casa mia quanto parlano de “‘a Roma e de ‘a Lazio”.

I fautori di questa geniale osservazione obiettano peraltro che le malattie cronico-degenerative sono età dipendenti e quindi possono insorgere solo nell’attuale epoca moderna, a causa del notevole aumento della vita media rispetto ai cacciatori-raccoglitori del Paleolitico.

Nulla di tutto questo è vero e con nuovi dati molti interessanti.

Cercherò di fare chiarezza definitiva su questa leggenda con nuovi dati e ricerche aggiornati rispetto al 2010. Nel 1984, l’antropologo J. Lawrence Angel pubblicò i risultati delle analisi effettuate su resti scheletrici di persone vissute nel Mediterraneo orientale prima e dopo l’introduzione della coltivazione dei cereali.

L’attenzione dello studioso si concentrò soprattutto sui denti (permettono il calcolo dell’età al momento della morte) e del PIDI (Pelvic Inlet Depth Index, indice della profondità del canale pelvico), elementi che indicano lo stato di salute di un individuo.

​Usci fuori un tabella-choc (qui sotto – Spencer Wells, 2011) che dovrebbe essere attaccata come poster nella cameretta di tutti gli scienziatoni che ogni tanto tirano fuori la storia che con la Paleo Diet si muore presto per danni renali e pure con atroci dolori.


Infatti uscì fuori che il maschio “Paleo”, cioè cacciatore-raccoglitore del Paleolitico aveva un età media di 35,4 anni, mentre nelle femmine l’età media era più bassa e cioè di 30,0 anni, ma solo a causa dei parti particolarmente complicati all’epoca in cui spesso morivano anche madre e bimbo assieme.

Ma furono i risultati degli scheletri del successivo neolitico superiore, cioè quando ormai la transizione verso l’agricoltura era completata, che sorpresero gli stessi studiosi; infatti nella “ridente” nuova epoca dei cereali integrali e tutto il resto del proto-mulino bianco/latte per le ossa, l’età media crollò a 33,1 anni per i maschi e 29,2 per femmine!

Ma la vita media più bassa si accompagnò anche un sorprendente drastico calo della salute complessiva, come, per esempio, l’abbassamento della statura media maschile, che da 1,82 cm nel paleolitico passò addirittura 1,63 (19 cm in meno!) nel neolitico superiore.

Ma cambiarono anche le dimensioni del già citato PIDI, che è una misura delle dimensioni del canale pelvico attraverso cui un bambino passerebbe durante la nascita e più è maggiore il valore è più sono ottimali le condizioni di vita.

Può essere misurata in uomini e donne, ma ovviamente le sue implicazioni per la nascita si applicano solo per le donne.

Come si può vedere nella tabella, la statura e la profondità dell’ingresso pelvico è diminuito di un ben 22% con l’adozione dell’agricoltura, e ancora non hanno raggiunto livelli paleolitici ai nostri giorni.


L’ idea che una dieta a base di cereali interferisce con il normale sviluppo scheletrico non è una novità, tant’è vero che è normale routine in campo archeologico pensare che l’adozione dell’agricoltura abbia coinciso con una riduzione di statura, carie dentarie, ossa storte e più sottili.

Addirittura, questo fatto è così ben accettato che questo tipo di alterazioni scheletriche sono a volte utilizzati come prova che i cereali sono stati adottati storicamente in una particolare regione…

Anche il bellissimo “Mankind”, documentario-kolossal sulla storia dell’umanità curato dalla prestigiosa National Geographic, nel capitolo dedicato alla nascita dell’agricoltura, si dice chiaramente e senza incertezze che l’avvento dell’agricoltura ha portato all’abbassamento dell’altezza, della salute, dell’età media e all’aumento della violenza, visto che uno scheletro su 10 è morto ammazzato da chi voleva prendere il raccolto dell’ altro: era nata la proprietà privata, inutile nel paleolitico.


Il cambiamento profondo dell’ingresso pelvico è molto significativo. Il parto moderno è così difficile e sembra davvero impossibile che la natura abbia predisposto un metodo cosi doloroso nella maggior parte dei casi, pur avendo avuto a disposizione milioni di anni per affinare la cosa.

Senza l’aiuto della medicina moderna, molte delle donne durante il parto non ce l’avrebbero certo fatta. Ma infatti l’evoluzione aveva portato ad un livello giusto di PIDI, ma adesso è molto più difficile perché abbiamo ancora uno stretto ingresso pelvico rispetto ai nostri antenati.

Weston Price, un dentista americano che fu uno dei primi ad andare direttamente a studiare le popolazioni primitive, cosi descriveva la relativa facilità di parto in molte delle società tradizionali:

“Un commento impressionante mi è stato riportato dal dottor Romig, il sovrintendente dell’ospedale governativo per gli eschimesi e gli indiani a Anchorage, Alaska. Egli ha dichiarato che nei suoi 36 anni tra gli eschimesi, non era mai stato in grado di arrivare in tempo per vedere un parto normale da una donna primitiva eschimese."

Ma le condizioni sono cambiate materialmente con la nuova generazione di ragazze eschimesi, nati dopo che i loro genitori cominciarono ad usare gli alimenti della civiltà moderna.

Molti di loro sono adesso devono essere ricoverate in ospedale dopo essere state in travaglio per diversi giorni.

Invece una donna eschimese che utilizzava la dieta antica, che si era sposata due volte, il suo ultimo marito era bianco. Ha riferito il dottor Romig e a me che sua moglie aveva dato alla luce 26 (ventisei…) figli e che molti di loro erano nati durante la notte e che non si era preoccupato a svegliare il marito, ma gli aveva fatto conoscere il nuovo bambino al mattino.”


L’aspettativa della vita media aumenta

La realtà scientifica e numerica è quindi completamente diversa rispetto all’altissimo livello culturale degli avventori dei bar e dei Calabrese vari (la cui differenza a volte mi sfugge), perché eliminando tutti i principali fattori a più alto rischio per malattie cronico-degenerative, l’aspettativa di vita aumenterebbe di circa 5 anni.

Ma è riduttivo, oltre che errato considerare solo la vita media nella competizione Paleo Diet Vs Dieta Moderna, perché è stato accertato che solo il 20% dei cacciatori-raccoglitori attuali (ce ne sono ancora in Africa, in Brasile, ecc.) manifesta malattie cronico-degenerative dopo i 60 anni, mentre attualmente ci sono già degli adolescenti, (cresciuti a latte, pasta e merendine), con elevate frequenze di biomarcatori anomali di obesità, colesterolo, ipertensione ecc.

Quindi le vere motivazioni dell’attuale allungamento dell’aspettativa di vita è semplicemente da ricercare al progresso economico che ha aumentato la produttività umana, consentendo a livello sia del singolo, sia del gruppo, di aver accesso ad una maggiore quantità di energia, sia pure di minor qualità complessiva.

A questo si aggiungono i seguenti fattori, soprattutto dal 1700 in poi:

- Progresso della medicina. Si avvia l’inoculazione del vaccino contro il vaiolo e l’assunzione del chinino contro la malaria e altre “febbri”. Vengono migliorate anche l’istruzione delle levatrici e la tecnica del parto che da sempre aveva provocato elevata mortalità fra le donne.

- Migliorate condizioni di igiene pubblica (con costruzione delle fognature e maggiore approvvigionamento idrico) e di igiene personale con la diffusione dell’uso del sapone e della camicia.
Rarefazione delle carestie.

- Iniziale capacità di isolare e combattere le epidemie fino alla sparizione della peste alla fine del ’700. Le malattie infettive nel passato mietevano milioni di morti in tutto il mondo, come l’influenza “Spagnola” che nel 1918-19 fece fuori 50 milioni di persone.

- Prima se ti veniva il diabete morivi entro pochi mesi, ma dal 1922 c’è l’ insulina iniettabile.

- Prima se infettavi una ferita, morivi subito di setticemia

Ma una delle chiavi del discorso è sicuramente la diminuzione della mortalità, soprattutto infantile, perché fino alla fine del 1800 i medici non si lavavano ancora le mani e le morti da parto era circa del 50% per via delle infezioni.

Ma questo faceva comunque statistica sull’andamento della vita media, abbassandola ovviamente di molto, visto la quantità elevatissima di età zero dovuta ai bimbi morti alla nascita.

Nonostante tutto questo, l’aumento della durata della vita media era passata dai 30 anni nel 1750 ad un massimo di 35 anni nel 1800, cioè esattamente quella del Paleolitico; solo non si mangiava più così da 10.000 anni, visto che nel frattempo era sopraggiunto il cibo prettamente agricolo come cereali, latte e legumi.


Inoltre con l' agricoltura nascono le case, i vestiti, il lavoro in miniera e nella fabbriche ecc. che impediscono la corretta produzione di vitamina D da parte del sole, indispensabile per la salute e l' aumento della vita media. 


Quindi il passaggio dall’alimentazione Paleo a quella moderna, fino ad un secolo fa non aveva aumentato minimamente la vita media e in compenso ci aveva/ha portato carestie, malattie infettive, patologie cardio-vascolari, osteoporosi, diabete, artrosi, obesità, carie e tante altre simpatiche cosine, totalmente sconosciute nei cacciatori-raccoglitori.

E le cose stanno peggiorando ancora; un vasto studio del 2012 sulla salute mondiale pubblicata dalla rivista medica britannica Lancet (che ha analizzato i dati raccolti in 187 paesi) ha rivelato che in confronto al 1970 viviamo in media 10 anni in più, ma assolutamente non in buona salute, anzi, dobbiamo affrontare sempre più patologie come il cancro, malattie cardiovascolari o il diabete. In 40 anni, dal 1970 al 2010, l’aspettativa di vita alla nascita è aumentata di 11,1 anni per gli uomini e di 12,1 anni per le donne in tutto il globo, ma:
  • Il numero dei casi di tumore è aumentato del 38% tra il 1990 e il 2010, passando da 5,8 milioni a 8 milioni
  • Sono raddoppiati i casi legati al diabete (legato al 100% all’ alimentazione): da 665 mila a 1,28 milioni
  • Sono saliti da 13,4 a 18 milioni i casi di morte riconducibili a fattori di rischio metabolico, ma il killer numero uno è l’insieme delle malattie cardiache che, con l’ictus, ha ucciso quasi 13 milioni di persone nel 2010
  • Il Parkinson ha raddoppiato la mortalità, mentre l’ Alzheimer è triplicato.
  • In alcuni paesi, la cirrosi epatica è quarta causa di morte; è dovuta essenzialmente all’ abuso di alcool che nel paleolitico non esisteva.
  • Nel 2010 gli incidenti stradali hanno ucciso nel mondo 76 milioni di persone, prima causa di morte tra i giovani. Circa la metà è dovuta all’ abuso di alcool, ma nel paleolitico non esistevano ne l’ alcool, ne le auto.
  • La mortalità infantile (sotto i cinque anni) è rallentata più del previsto: da 12 a 8 milioni di casi, allungando cosi la vita media complessiva.
 
Riassumendo, nel Paleolitico vivevano tranquillamente fino ai 60-70 anni (senza mortalità infantile), cioè in pratica come adesso nel mondo occidentale, però senza avere praticamente patologie e non prendendo 7-8 pillole al giorno come i nostri genitori o nonni; una per il colesterolo, una per la pressione, una per il diabete, ecc.

No, non prendevano nulla perché semplicemente non si ammalavano assolutamente di nessuna problematica, semplicemente la loro dieta era perfetta per il loro DNA, con il pH perfettamente equilibrato, senza scompenso alcuno.

Poi qualcuno ha fatto il calcolo della loro vita media, includendo la mortalità infantile, a quel tempo altissima, dimenticando anche il passaggio all’ agricoltura fu un assoluto disastro: morte prematura, 20 cm in meno di altezza media, parto ancora più doloroso/mortale, morti ammazzati come mosche per la nascita della proprietà privata del terreno coltivato e avvento delle malattie per contagio per sovraffollamento, sconosciuto nel paleolitico.

Ebbene dopo tutto questo delirio, il 90% dei medici e nutrizionisti ci consiglia di mangiare la pasta “perché dà energia”, il latte “perché fa bene alle ossa”, “Un bicchiere di vino fa bene al cuore” e altre sciocchezze assurde, mentre moriamo sempre di più per cancro, diabete e ictus/infarti proprio dovuti a questi cibi-killer introdotti dall’ agricoltura.

Insomma, “con la paleo diet morivano a 30 anni” è la leggenda urbana più falsa che esista e si è diffusa anche nei peggior bar di Caracas, nelle aule delle università di medicina del globo e così via, quasi Porta a Porta…

Ma non è finita qui; per i professionisti dell' ottusità e dell' ignoranza con la O e la I maiuscole, c'è ancora carne al fuoco, nel senso letterale della parola. 

Allacciate le cinture, nella seconda parte dell' articolo infatti scopriremo che le proteine della selvaggina , al contrario di quello che pensano TUTTI, hanno allungato le nostra vita media.... 



​                                                                                                                                          Claudio Tozzi 

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<![CDATA[Vitamina D tossica? In due ore di Sole ne produci quasi la Metà della dose Medica mensile. E non succede Nulla.]]>Sat, 09 Sep 2017 14:20:04 GMThttp://831005008510416305.weebly.com/blog/vitamina-d-tossica-in-due-ore-di-sole-ne-produci-quasi-la-meta-della-dose-medica-mensile-e-non-succede-nulla


Perchè la presunta pericolosità di questa sostanza è un puro Film fantasy. Tipo il Trono di Spade. 

Tutti i dati che distruggono le leggende (medico-mediovali) su questa vitamina straordinaria. 

E basta una banale applicazione del vostro smartphone per scoprire gli altarini dei medici...


​Ogni volta è la stessa storia. 

Vai dal medico per chiedere di prescriverti la Vitamina D e la risposta è quasi sempre la stessa: “Attenzione che è tossica”. 

Questo sempre che te la prescriva e non si opponga con farneticazioni assortite sull’ inutilità della vitamina del sole e che “bastano 20 minuti con le braccia scoperte”. 

Questo succede purtroppo nel 90% dei casi. 

E se il medico non si oppone c’è sempre qualche ottimo farmacista ("difesa a due", tipo nel calcio), che dopo aver dato senza fiatare cortisone, antibiotici  e chemioterapici al cliente precedente, inizia il pippone sulla pericolosità della vitamina D paragonabile ad un misto tra antrace, ebola, vaiolo, zanzara malarica e peste bubbonica del 1630. 

Tralasciamo, per ora, il fatto che trovare nel mondo un' intossicazione dovuta a questa vitamina è più rara di una vittoria in Champions della Juventus.

Per dimostrarlo (qualora ce ne fosse bisogno) basta utilizzare una semplice applicazione gratuita per smartphone chiamata DMINDER, capace di calcolare le unità internazionali di vitamina D assorbite, calcolando il posto dove vi trovate, come siete vestiti, ecc.

Adesso tenete in mente che la maggioranza dei vostri medici vi avrà prescritto (sempre che lo abbia fatto) una dose media di 25.000 UI al mese. 

Quando va bene. 

Perchè, ricordiamolo sempre, la Vitamina D per i medici e farmacisti è una delle sostanze più pericolose delle terra dopo l’ uranio arricchito della Corea del Nord. 

Ad agosto sono andato in piscina a Roma (calcolando cosi l’ intensità del sole a seconda della latitudine) e ho impostato DMINDER con il 70% di pelle esposta (costume lungo alle ginocchia), mi sono sdraiato sul lettino e ho fatto partire il timer. 

Questo è stato il risultato: 

​Quindi in circa due ore la pelle ha assorbito 9477 Unità Internazioni di Vitamina D, perchè in quella zona e a quell’ora il sole fa produrre circa 78 UI al minuto con un pelle bianca come la mia.

In pratica si possono raggiungere 10.000 UI, cioè la dose che tutti gli studi internazionali consigliano per avere una buona salute e per combattere le malattie autoimmuni, tumori, ecc. in sole (è proprio il caso di dirlo...) due ore e 15 minuti di normalissima esposizione solare. 

Che ovviamente il 90% medici della mutua alla Alberto Sordi ti sconsigliano di fare "perchè fanno venire i tumori alla pelle e invecchiano"

Adesso, poniamo il caso che uno prenda normalissime (e mi tengo basso) 4 ore di sole al giorno, raggiungerà 18.720 UI al giorno. 
Se il giorno stesso mi allungo di un altra ora e mezza prendo altri 7020 UI e ovviamente stessa cosa se lo faccio anche il giorno dopo. 

Insomma in un giorno, massimo un giorno e mezzo, la pelle produce tramite i raggi solari 25.740 UI, cioè più della dose “giusta” mensile del vostro medico che serve a evitare gli agghiaccianti “effetti collaterali” della vitamina D. 

Ora, qualcuno dovrebbe spiegarmi come facciamo a non morire tutti a fine agosto, dopo magari un’ estate passata a prendere il sole, quando il livello delle unità internazionali prodotte dalla nostra pelle saranno a livello di MILIONI. 

Ed è inspiegabile come non si siano ancora estinti i poveri africani tutto il giorno nudi al sole, con un livello medio di vitamina D nel sangue di 110 ng/ml rispetto al 15/20 degli occidentali. 

Si si, lo so la favoletta che vi raccontano alcuni medici del catasto: “Ma con il sole è diverso, la vitamina D assunta oralmente deve passare per il fegato e qui si rischia l’ accumulo”

Si vede che negli uffici del catasto, dove credono di lavorare, non gli spiegano (assieme a tante altre cose) la fisiologia della vitamina D.

Come si può vedere da questa immagine, anche la vitamina D passa per fegato (per poi confluire anche ai reni), proveniente dai precursori della Vitamina D che sono nella nostra pelle, quindi anche questa scusa è veramente assurda. 

​Ma non paghi, alcuni medici sparano l’ ultimo, apocalittico, anatema.

La vitamina D provoca calcoli renali.

Alcuni medici medioevali si basano sull' assunto che la vitamina D è coinvolta con l'assorbimento del calcio, quindi tale minerale può aumentare il rischio di calcoli renali.

In effetti, sembra suonare bene. 

Ma non è cosi. Anzi. 

Due recenti studi hanno trovato esattamente l'opposto; cioè più basso è il 25 (OH) D (cioè la forma di vitamina D presente nel sangue), maggiore è il rischio di calcoli renali.(1-2) 

Nel gennaio del 2016, il Dr. Ticinesi e coll. hanno studiato 884 soggetti con calcoli renali e 967 controlli.

Essi hanno scoperto che la prevalenza di carenza di vitamina D (<20 ng / ml) è stata del 56% nei soggetti con calcoli renali e nel 44% nei controlli (P <.001), con una media di vitamina D di 18 ng / mL rispetto a 23 ng / mL dei controlli senza calcoli. 

In pratica, i soggetti con carenza di vitamina D avevano più di due volte la probabilità di sviluppare un calcolo renale.

Nel mese di aprile del 2016, il Dr. Girón-Prieto e colleghi hanno fatto un studio su 366 soggetti, 239 dei quali avevano una storia di calcoli renali.

Anche questo gruppo di studio ha scoperto che le persone con bassi livelli di D 25 (OH) hanno più probabilità di sviluppare calcoli renali.

Una rara possibilità che possa accadere riguarda solo i soggetti che hanno una carenza di vitamina K2, una sostanza che attiva il MGP, una proteina che aiuta il calcio a dirigersi ai luoghi desiderabili (osso) e tenerlo invece lontano dai luoghi indesiderati (arterie).

In pratica la temuta ipercalcemia da vitamina D diminuirebbe se nel contempo si combinasse una supplementazione di vitamina K2 e quindi l' effetto sinergico delle due sostanze sulla salute sarebbe amplificato in maniera ottimale.

Quindi, se venisse consigliato, l’ abbinamento alte dosi di vitamina D + Vitamina K2 sarebbe assolutamente sicuro. 

Ma ovviamente, non è cosi perchè il tuo medico, al 90%, non sa nulla di tutto questo perchè non si aggiorna. Forse gioca a calcetto con il farmacista.... 

E quindi, anche la storia della vitamina D che causerebbe calcoli renali non ha nessun fondamento, semplicemente perchè non è cosi. 

Anzi l' opposto.

Insomma vi ho dimostrato, dati e prove alla mano, che la vitamina D è una molecola assolutamente sicura, tant’è è vero che non sapete nemmeno di produrla in maniera industriale specialmente in estate e non vi succede assolutamente nulla. 

E d' inverno? Ovviamente tappati in casa e negli uffici, con vestiti che impediscono i raggi solari di colpire la vostra pelle, la vostra Vitamina D a novembre-dicembre sarà già finita. E la dose medico-medioevale sarà totalmente inutile. 

Dite quindi al vostro dottore che 25.000 UI di vitamina D ve la siete presa a Positano giocando  a racchettoni in spiaggia in un pomeriggio e siete ancora vivo. 

Alla faccia sua.  
Claudio Tozzi

 

L' unica Vitamina D in Olio Extra Vergine di Oliva Biologico italiano---->QUI

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<![CDATA[La Colazione è il pasto più Pericoloso del Mondo]]>Wed, 09 Aug 2017 17:05:09 GMThttp://831005008510416305.weebly.com/blog/la-colazione-e-il-pasto-piu-pericoloso-del-mondo

​Il primo pasto della giornata peggiora, per esempio, il Diabete di tipo 2, aumentando il rischio di cecità, problemi renali e amputazioni degli arti


Sono decenni che leggiamo dai baroni delle medicina, da nutrizionisti IBANati dalla case produttrici di latticini, cornetti e dolciumi, ecc. che la "colazione è il miglior pasto della giornata", e per la verità ci abbiamo creduto tutti.

Anche il sottoscritto, si.

Poi si scopre che tutti gli studi sul primo pasto della giornata sono stati tutti falsati, volontariamente o no.

Chissà da chi.

I diabetologi, cioè coloro che fanno venire il diabete, hanno anche sparso anche la voce che è “incurabile”, incoraggiando cosi in modo scandaloso i loro pazienti-clienti nell’ utilizzo di “prodotti da forno” la mattina, perchè “mantiene la glicemia stabile dopo la ipoglicemia notturna”.

Ovviamente non è vero nulla, ma i client... cioè i pazienti abboccano: “lui lo sa, lui ha studiatohh” e gli credono ciecamente, nel senso che poi diventano ciechi per davvero.

Poi scopri anche qui nulla riguarda la verità, anzi come potete vedere sopra nelle due figure, in cui nella prima a sx si vede la glicemia durante la giornata dei diabetici di tipo 2 che fanno colazione, che hanno cosi un aumento medio di 4 mg/dl durante le 24 ore e una fluttuazione del 32% in più di glicemia rispetto a quando le stesse persone NON facevano colazione.

Ma è proprio la troppa variabilità glicemica, con i suoi picchi elevatissimi, ad aumentare la probabilità del secondo attacco cardiaco, dell’ ictus, di cecità, di problemi renali e di amputazioni degli arti, tutte complicazioni tipiche del diabete.

Liberati dalla schiavitù del glucometro, della metformina ecc., inizia a mangiare in Paleo Diet, elimina la colazione e passerai il resto dei tuoi anni a ringraziarmi.

E farai bene.

                                                                                                             Claudio Tozzi 


Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21346717

Per approfondire l' argomento Colazione con un articolo in 5 parti--->QUI

   Canale Geo Paleo Diet su Youtube


GeoPaleoDiet Tour 2017-18 in 15 città - QUI
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<![CDATA[(2a Parte) Omega 3: perchè quello Vegetale è quasi Totalmente Inutile]]>Sat, 22 Jul 2017 16:17:38 GMThttp://831005008510416305.weebly.com/blog/2a-parte-omega-3-perche-quello-vegetale-e-quasi-totalmente-inutile

Ti hanno detto che l' Omega 3 derivato dall' Olio di lino o da altre fonti vegetali è più efficace, sano e "morale" rispetto a quello del pesce?

In realte le cose stanno non affatto cosi, anzi..... 


                         Di Claudio Tozzi (autore della Geo Paleo Diet) 

​Molti sono convinti che l' Omega 3 di origine vegetale sia molto efficace, tuttavia queste affermazioni vengono da ambienti vegani/vegetariani che fanno dell' ideologia il loro credo, senza tener conto dei fatti e delle scienza.

Come già detto nella prima parte dell' articolo, la maggior parte delle persone non riescono a consumare una quantità sufficiente di grassi Omega-3 e questa carenza può portare a diverse malattie e morte prematura.

Si calcola che la mancanza dei giusti livelli di Omega 3 sia il sesto fattore killer nella triste classifica dei decessi americani, cioè causa fino a 96.000 morti premature ogni anno. 

In realtà, l'assunzione di grassi nella dieta è stata tra i fattori di rischio più studiati per il seno e prostata. 

Due studi dal 2002 spiegano come Omega-3 in grado di proteggere contro il cancro al seno. 

Il BRCA1 (gene del cancro al seno 1) e BRCA2 (gene del cancro al seno 2) sono due geni soppressori tumorali che, quando funziona normalmente, aiutano a riparare i danni del DNA, un processo che impedisce anche lo sviluppo del tumore.

I grassi omega-3 e omega-6 influenzano questi due geni; l’ omega-3 tende a ridurre la crescita delle cellule tumorali, mentre gli altamente trasformati e tossici omega-6 possono causare la crescita del cancro.

Ricordo che gli Omega 6 sono contenuti nei cereali, nel pane integrale, nella maggior parte degli oli vegetali (specialmente in quello di lino e di canapa), nelle noci, spirulina, semi di canapa indiana, borragine e l'oenothera biennis o primula notturna. 

Tutti alimenti di uso comune, specialmente delle popolazioni vegane/vegetariane, che quindi sono a maggiore rischio di squilibrio del giusto rapporto omega3/omega6. 

Paradossalmente l’ Omega 6 negli alimenti animali è presente solo in piccolissime quantità e invece tutto il mondo è convinto che siano cibi cancerogeni, invece lo sono proprio quelli che vengono assunti in sostituzione di pesce/carne/uova. 

Assurdità del pensiero unico nazi-vegano. 



L' omega 3 estratto dai semi di lino o canapa è quasi totalmente inefficace
 
La carenza di Omega-3 incide sulla salute del Cuore e del cervello (specialmente delle donne)
 
Considerando che la carenza di Omega-3 è un fattore base comune per il cancro e le malattie cardiache, non è sorprendente che le statistiche dimostrino che questa carenza può essere responsabile di circa 100.000 morti ogni anno.
 
Particolare attenzione dovrebbe essere data al fatto che la maggior parte delle donne hanno gravi carenze di Omega-3.
 
Uno studio del 1991 presso la Mayo Clinic si è concentrato su 19 donne in gravidanza che consumavano "diete normali" e ha dimostrato che tutte erano carenti di grassi Omega-3. 

Un altro studio ha confrontato donne Inuit (eschimesi) con le donne canadesi, e ha rivelato la carenza di Omega-3 nel latte delle mamme canadesi.
 
Le cellule animali non possono formare omega-3, quindi un feto deve ottenere tutti i suoi acidi grassi Omega-3 dalla dieta della madre.
 
L’ apporto dietetico di DHA della madre influenzano direttamente il livello di DHA (un componente dell’ Omega 3) del feto in via di sviluppo, l’ impatto del cervello e la salute degli occhi del bambino.
 
Quindi è importante ricordare che in caso di gravidanza, il bambino dipende dall’ Omega-3 della dieta che assume attraverso il latte materno, quindi è fondamentale mantenere un adeguato apporto di DHA/EPA attraverso pesce e/o integratori specifici.
 
Infatti si pensa che la cosidetta depressione post-parto che colpisce molte donne sia dovuta proprio al fatto che l’ organismo dirige tutto l’ omega 3 verso il feto per il suo corretto sviluppo.
 
Il problema è che se la dieta materna è povera di omega 3, dopo nove mesi proprio la mamma si ritroverà i livelli di DHA sotto i livelli di guardia: ma il cervello è ricco di DHA che quindi in forte carenza andrà in crisi. 

Gli Omega-3 continuano ad essere essenziali per lo sviluppo del cervello dopo la nascita.
 
Phyllis A. Balch e il Dr. James F. Balch in “Prescription For Healing nutrition”, scrivono:
 
“I bambini allattati al seno sono più intelligenti di quelli che hanno assunto latte artificiale e nella vita adulta dovranno assumere livelli più alti del normale.”
 
Nel paleolitico le donne allattavano fino a 3 anni vita del bambino e crescevano sani e forti, perchè la dieta allora era ricca di Omega 3 e povera di Omega 6.
 
Il Dr Earl Mindell, in “La Bibbia degli integratori”, scrive:
 
 “C’è una ragione per cui il pesce è noto come cibo per la mente. Esso è una fonte ricca di acido docosaesaenoico (DHA), un acido grasso presente in alta concentrazione nella materia grigia del cervello. I DHA sono strumentali nella funzione delle membrane cellulari del cervello, gli organi importanti per la trasmissione dei segnali cerebrali.”
 
Secondo il Dr. Ray Sahelia, autore di “Mind Boosters”:
 
“Rendendo le membrane cellulari più fluide, gli acidi grassi omega-3, in particolare i DHA, migliorano la comunicazione tra le cellule cerebrali”
 
Come risultato, la carenza di omega-3 nel corpo può causare una mancanza di comunicazione fra cellule all’interno del cervello, con tutte le conseguenze che vediamo in tutto il mondo, sempre più depresso e folle.
 
Secondo Steven G. Pratt e Kathy Matthews, autori di “Superfoods Rx”, gli acidi grassi Omega-3 sono così importanti per lo sviluppo e la corretta manutenzione del cervello che “alcuni scienziati addirittura, postulano un collegamento tra queste sostanze e l’evoluzione del cervello nello sviluppo umano”.
 
Purtroppo, la dieta media di solito non contiene il giusto equilibrio di questi acidi grassi.
 
Se mangi una dieta tipica moderna, probabilmente ricevi un sacco di omega-6 con mais, soia, oli e grassi negli alimenti trasformati.
 
I sintomi più frequenti di una leggera carenza o di fabbisogni particolari, per esempio nelle persone giovani, possono essere: svogliatezza nello studio, scarsa concentrazione, sonno un pò disturbato, cattivo umore, leggera depressione, cali della memoria. (12)
 
 
Nel vostro organismo deve sempre esserci un equilibrio tra Omega-3 e Omega-6
 
Gli Omega-3 e Omega-6 sono due tipi di grassi che sono essenziali per la salute umana.
 
Tuttavia, la popolazione occidentale (compresi gli italiani) consuma troppi grassi omega-6 nella sua dieta e pochi di omega-3.
 
L’ aumento dei vegani/vegetariani ha peggiorato ancora di più questo rapporto perchè queste sette tendono a consigliare un alto consumo di cibi con elevato contenuto di Omega-6 come cereali e oli vegetali.
 
Il rapporto ideale di grassi omega-6 e omega-3 è di 1:1.
 
Attualmente, tuttavia, attualmente la nostra media è da 20:1 a 50:1!
 
L’ Omega-6, come già accennato, proviene principalmente cereali, mais, soia, colza, cartamo e oli di girasole e questi molte volte sono preponderanti nella classica dieta occidentale, che rappresenta l'eccesso dei livelli di omega-6.
 
I grassi omega-6 predominano la dieta negli Stati Uniti e in parte anche quella italiana, e questo incoraggia la produzione di infiammazione nel corpo.
 
La carne è accusata da mentitori di professione di essere anch’ essa infiammatoria, ma in realtà agli animali vengono dati proprio cereali e (non erba ricca di Omega 3 come sarebbe normale) con la conseguenza che le nostre bistecche hanno un basso contenuto di Omega-3.  
 
Quindi, paradossalmente (per loro), la carne allevata al pascolo conterrebbe un adeguato apporto di omega 3, che sono protettori nei confronti dei tumori, mentre consigliano cereali ed altro che contengono invece i cancerogeni Omega-6!
 
Follie dell’ ideologia alimentare pseudoanimalista e pseudoambientalista che ha invaso il mondo.  
 
Perchè? Semplice, non è possibile sostituire Omega-3 di origine animale con le fonti a base vegetale
 
Negli ultimi anni, molte persone, in particolare quelli che seguono rigorosamente una dieta vegetariana o vegana, sono convinte che non ci sia bisogno di consumare prodotti di origine animale per ottenere omega-3, visto che si possono assumere elevate quantità di omega-3 di origine vegetale.
 
In realtà la maggior parte dei benefici per la salute che si possono ottenere da grassi omega-3 sono legati ai grassi EPA e DHA di origine animale - non a base vegetale ALA.
 
Semplicemente non sono intercambiabili.
 
Esaminiamo la composizione di questi due acidi grassi; EPA e DHA contengono tra 20 e 22 atomi di carbonio, mentre ALA ha 18 atomi di carbonio.
 
Tutti questi acidi grassi hanno il loro primo doppio legame in terza posizione, è per questo che si chiamano "omega-3". 

Tuttavia, questa differenza nella lunghezza della catena di carbonio conferisce a questi due tipi di caratteristiche significative degli Omega-3. 

Gli EPA e DHA sono acidi grassi a catena lunga, mentre ALA è un acido grasso a catena corta. 

Gli acidi grassi a catena lunga sono più importanti per la salute cellulare. 

Un altro grasso omega-3, l'acido docosapentaenoico (DPA) può anche essere meglio sintetizzata dal corpo producendo EPA.

Il Dottor Nils Hoem, uno scienziato leader nello studio degli omega-3, descrive molto bene questi processi.  

Dice che quando si osserva l'assorbimento e la distribuzione di EPA e DHA, si vede qualcosa di strano.

Dopo l'ingestione di una buona quantità di EPA e DHA, come quelli del salmone o olio di krill, il livello di acidi grassi nel plasma (sangue) rimane elevato nei tre giorni successivi.

"Il tuo corpo lavora sulla sua distribuzione, redistribuzione e ri-ridistribuzione per tre giorni. Questo è difficilmente compatibile con l'essere 'solo cibo'", dice Hoem.

Invece gli Omega-3 ALA sono rapidamente assorbiti, con un picco un paio d'ore dopo l'ingestione, e poi sparire entro 10 ore. 

Questo significa che il corpo utilizza ALA in modo molto diverso da EPA e DHA.

Hoem aggiunge che gli acidi grassi a catena corta, come l’ ALA sono semplicemente cibo, una semplice fonte di energia. 

Ma gli acidi grassi a catena lunga,cioè gli Omega-3 del pesce sono elementi strutturali. 

Non sono solo "cibo" - sono in realtà essenziale nella composizione delle cellule - nel senso che giocano una maggiore funzione nella struttura del vostro corpo.

Quindi l'ALA è solo un precursore di EPA e DHA. 

Sono necessario certi enzimi per allungare e desaturare l’ ALA in modo che possano diventare Omega-3 a catena lunga. 

Purtroppo, questo non funziona in alcune persone, in particolare quelli che sono carenti di alcune vitamine e minerali, che porta a tassi di conversione molto bassi:  solo l'1 per cento di ALA viene convertito in EPA / DHA. 

In alcuni, la conversione può anche scendere fino a 0,1 e 0,5 per cento!

Questo è il motivo per cui fare affidamento solo su fonti vegetali per ottenere il vostro omega-3 (ALA) di alimentazione è una strategia per la salute molto inefficiente. 

Si potrebbe fare meglio se l'utilizzatore assume gli Omega-3 direttamente da animali marini, come l'olio di salmone.

Molti scienziati ritengono che uno dei motivi del perchè vi è un'alta incidenza di malattie cardiache, ipertensione, diabete, obesità, invecchiamento precoce, e alcune forme di cancro è questa profondo squilibrio Omega-3/Omega-6. 

Quali sono le fonti di origine animale grassi omega-3? 

Analizziamo quindi le fonti dove potrete contare per avere il giusto dosaggio di EPA/DHA. 

1) Pesce:  In teoria, il pesce in grado di fornire tutti gli omega-3 necessari.

Purtroppo, la maggior parte della fornitura di pesce è ormai pesantemente contaminato con tossine e sostanze inquinanti industriali, come i metalli pesanti tra cui il mercurio, il piombo, l'arsenico, il cadmio, PCB e veleni radioattivi. 

Con queste tossine, consigliare di mangiare il pesce ha bisogno di alcune limitazioni; per esempio niente tonno e pesce spada che sono fortemente contaminati dal mercurio. 

Questi due pesci vanno consumati massimo una o due volte al mese e con il tonno solo in vetro che è più pregiato e buono, visto che le scatolette a loro volta contengono metalli pesanti. 

Test indipendenti dalla Policy Project Mercury ha scoperto che la concentrazione media di mercurio nel tonno in scatola è ben oltre i "limiti di sicurezza" della Environmental Protection Agency (EPA).

​Si possono invece consumare il salmone e i pesci piccoli come le sardine, sarde, ecc.

​Inoltre può anche ospitare una vasta gamma di contaminanti, tra cui tossine ambientali, astaxantina sintetica, e i sottoprodotti metabolici nocivi e residui agrochimici di mangime OGM e soia con cui sono alimentati. 



2)  L'olio di pesce è uno dei modi principali che le persone incrementano l’ assunzione di Omega-3.

Gli oli di pesce di alta qualità possono certamente fornire molti benefici per la salute, tuttavia questi prodotti sono carenti in antiossidanti. 

Questo significa che, come si aumenta l'apporto di Omega-3 attraverso il consumo di olio di pesce, in realtà aumenta la necessità di aggiungere una protezione antiossidante.

Questo accade perché l'olio di pesce è un pò deperibile e l'ossidazione porta alla formazione di radicali liberi nocivi. 

Antiossidanti e altre protezioni sono quindi necessari a garantire che l'olio di pesce non si ossidi e diventi rancido nell’ organismo.

L’ olio di fegato di merluzzo non è consigliabile a causa dei rapporti problematici di vitamine A e D.

La mia scelta quindi è sull’ olio di salmone, contiene una naturale ed equilibrata ricchezza del giusto rapporto EPA/DHA e inoltre contiene il potentissimo antiossidante astaxantina, che è un flavonoide di fonte marina che crea un legame speciale con l' Omega-3 per consentire il metabolismo diretto degli antiossidanti, rendendoli più biodisponibili.
Inoltre ha un bassissimo livello di metalli pesanti. 

In conclusione, per prevenire e/o curare questa pletora di problematiche di salute e avere una vita lunga, felice e sana per voi e per i vostri figli, consumate del pesce grasso almeno 3-4 volte a settimana, con l’aggiunta di 2/3 grammi di acidi grassi omega 3 (EPA-DHA) al giorno, come integratore. 

Il vostro medico o nutrizionista non sono d’ accordo? 

In Tv i bronto-nutrizionisti dicono che “non ci sono studi”?  

Rigirate loro questo articolo oppure stampatelo e portatelo a loro; vi accorgete che magari non hanno letto nemmeno uno degli oltre 24.000 studi scientifici che attestano i grandissimi benefici dell’ Omega-3. 

A voi la scelta. 


                                                                                    

                                                                                                                               Claudio Tozzi  

​(PRIMA PARTE DELL' ARTICOLO QUI)

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NO tracce altri oli, additivi, conservanti, coloranti,  metalli pesanti, tracce amido,grano,lievito, Salmonella, Escherichia Coli, Stafilococco Aureo

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<![CDATA[Malattie cardiovascolari? Problemi di peso? Ipertensione? Depressione? Forse sei carente di OMEGA 3]]>Thu, 20 Jul 2017 09:04:54 GMThttp://831005008510416305.weebly.com/blog/malattie-cardiovascolari-problemi-di-peso-ipertensione-depressione-forse-sei-carente-di-omega-3
I Misteri dell' Olio di Pesce:  Il Codice Segreto svelato per la tua Salute 

L’ allevamento degli animali con i cereali ha abbassato il nostro introito di acidi grassi Omega-3 EPA e DHA, necessari per una salute ottimale. 

Oramai non si contano più le migliaia di ricerche scientifice che in modo inoppugnabile suggeriscono che gli Omega-3 possano essere utili nel trattamento di diversi disturbi patologici, vediamoli insieme.


                             Di Claudio Tozzi (autore della Geo Paleo Diet) 

​Ormai è ben chiara ed assodata l'importanza degli Omega 3 nell'alimentazione umana, infatti gli acidi grassi essenziali, al pari di alcune vitamine, non possono essere "fabbricati" dal tuo corpo.
 
Secondo oltre 24.000 ricerche scientifiche gli Omega 3 svolgono un ruolo importante per il benessere del tuo organismo.
 
Infatti con una alimentazione ricca di cibi ad alto contenuto di Omega 3 puoi ottenere molti benefici per la tua salute e anche per la tua performance sportiva.
 
Il termine Omega 3 racchiude quattro tipi di acidi grassi: ALA, EPA e DHA e DPA.
 
Tecnicamente gli Omega-3 sono acidi grassi polinsaturi (PUFA), essenziali (FA) e a catena lunga (LC) che, dal punto di vista chimico, hanno la caratteristica di possedere un doppio legame in posizione 3 (omega 3, ecco perchè si chiamano cosi) o in posizione 6 (omega 6), della catena che li forma. 


Sono tecnicamente definiti EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico). 

Il DPA (Acido docosapentenoico) non svolge un'azione diretta sull'organismo; è un intermedio prodotto durante la conversione di EPA in DHA, nei quali si trasforma a seconda del fabbisogno organico.

Questi acidi hanno dei precursori, cioè delle sostanze che dopo l'introduzione nel nostro organismo vengono trasformati, nello specifico l'acido linoleico è il precursore dell'acido
grasso omega 6, mentre l'acido linolenico è il precursore dell'acido grasso omega 3. 

Gli omega 3 e 6 sono acidi grassi essenziali: con questo termine si intende che il nostro
organismo non è in grado di sintetizzarli e quindi l'introduzione attraverso la dieta è assolutamente fondamentale. 

L’ omega-3 può provenire da fonti animali e vegetali;  le fonti primarie di origine animale sono l’olio di krill (dei piccoli crostacei) e il pesce in genere, specialmente nel salmone. 

Le fonti vegetali primarie sono semi di lino, chia e canapa.

Un esemplare di Krill, un piccolo crostaceo che vive in tutti gli oceani del mondo 


​Animali marini come salmone e altri pesci forniscono appunto acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA), che sono famosi per i loro effetti protettivi sul cuore.
 
Invece i semi di lino, chia, canapa, e pochi altri alimenti, contengono acido alfa-linoleico (ALA).
 
La maggior parte dei benefici per la salute legati ai cellulari grassi omega-3 sono però legati all’ EPA/DHA di origine animale e non certo alla forma ALA, che viene convertito in EPA e DHA nel corpo ad un rapporto molto basso.
 
Ciò significa che, anche se si consumano grandi quantità di ALA, il corpo può convertire solo una parte relativamente piccola quantità in EPA e DHA, e solo quando ci sono gli enzimi sufficienti.
 
E’ importante sottolineare questo perchè alcuni autori (provenienti sopratutto dagli ambienti vegetariani/vegani) insistono sulla superiorità dell’ omega 3 vegetali rispetto a quelli di derivazione animale.
 
In realtà i grassi vegetali omega-3 non sono intrinsecamente dannosi o dovrebbero essere evitati, basta tuttavia includere del pesce e/o integratori di omega-3 di origine animale nella vostra dieta.
 
Per esempio, è possibile combinare il lino (non la canapa che non è consigliabile, perchè contiene delle sostanze chiamate lectine che danneggiano l’ intestino) della vostra dieta con omega-3 di origine animale.



Gli innumerevoli vantaggi degli Omega-3
 
Non c’è alcun dubbio che l’ Omega-3 sia sicuramente uno più importanti nutrienti essenziali al mondo.  
 
Nel 2008, l'American Journal of Clinical Nutrition  ha pubblicato tre studi che hanno valutato il ruolo di omega-3 acidi grassi EPA e DHA nelle popolazioni anziane (1,2,3) .
 
Basse concentrazioni di EPA e DHA hanno portato ad un aumento del rischio di morte per tutte le cause, così come accelerano il declino cognitivo. 
 
Gli studi suggeriscono anche che una maggiore assunzione di omega-3 può portare alcuni benefici per la salute che la supplementazione a breve termine non può dare.
 
Ecco le prove di alcuni dei vantaggi degli omega 3:
 
1. Uno studio italiano (GISSI) su 11.324 sopravvissuti ad un attacco di cuore ha provato  che i pazienti che integrano con oli di pesce notevolmente ridotto il loro rischio di un altro attacco di cuore, ictus, o morte.(5)
 
In un altro studio, sei ricercatori medici americani hanno riferito che gli uomini che hanno consumato pesce una o più volte ogni settimana avevano un rischio del 50 per cento più basso di morire per un evento cardiaco improvviso, rispetto a quelli che mangiano pesce meno di una volta al mese.
 
Ma gli acidi grassi Omega 3, oltre a proteggere il cuore dal rischio di infarto del miocardio, sarebbero efficaci anche nel post-evento.
 
Aiuterebbero cioè, assunti quotidianamente, a ridurre gli esiti cicatriziali favorendo anche il miglior pompaggio del sangue.
 
Sono i risultati di uno studio condotto dal Brigham and Women’s Hospital di Boston, negli Stati Uniti, pubblicati sulla rivista Circulation nel 2016.
 
LO STUDIO - E’ innovativo: il primo ad aver valutato l’azione degli acidi grassi Omega 3 sul cuore infartuato.
 
Sono ormai noti i benefici protettivi e preventivi derivanti dall’assunzione dell’olio di pesce sulla salute del muscolo cardiaco, specie se predisposto per familiarità o altra causa a eventi cardiovascolari.
 
Ma dopo un infarto del miocardio?
 
Un punto interrogativo che trova risposta in uno studio americano che ha preso in considerazione 360 pazienti infartuati suddividendoli in due gruppi, di cui il primo sottoposto a terapia con un integratore a base di Omega-3, quattro dosi da un grammo ciascuna assunte quotidianamente, ed il secondo a un placebo: terapie, in entrambi i casi, già iniziate dal primo mese successivo al ricovero e proseguite per un intero semestre.
 
Tutti i pazienti, inoltre, sono stati valutati con risonanza magnetica all’inizio e al termine dello studio, informati sul corretto stile di vita e monitorati nel tempo da un gruppo di specialisti.
 
I RISULTATI - A sei mesi dall’inizio della terapia con Omega-3, è stato possibile osservare una sensibile riduzione degli esiti cicatriziali (fibrosi) nella regione del cuore infartuata e un miglior pompaggio del sangue da parte del muscolo cardiaco.
 
«A seguito di un infarto - ha spiegato Raymond Kwong, direttore della risonanza magnetica cardiaca del Brigham and Women’s Hospital - una parte del muscolo muore e la restante è costretta a compiere un extra lavoro per pompare il sangue, con la diretta conseguenza, per via delle condizioni di fragilità in cui la pompa cardiaca opera, di sviluppare cicatrici a livello dei tessuti.
 
Nel corso del tempo questi due processi possono portare a insufficienza cardiaca, un rischio piuttosto comune fra gli infartuati, sebbene la sopravvivenza ad un infarto sia oggi notevolmente migliorata grazie all’efficacia e al perfezionamento delle terapie».
 
Inoltre lo studio avrebbe messo in evidenza che i pazienti che riuscivano ad assorbire meglio l’olio di pesce, ovvero mostravano livelli di Omega 3 più elevati nel sangue, beneficiavano di una riduzione del 13% del residuo di sangue nel ventricolo sinistro rispetto alla media del 6% dei restanti pazienti, comunque trattati con Omega-3.
 
MIGLIORA ANCHE IL RISCHIO DI RECIDIVE – L’assunzione di Omega-3 nel post infarto favorirebbe anche la riduzione del rischio di mortalità e di possibili recidive.
 
Almeno stando ai risultati di uno studio pubblicato sull’American Journal of Cardiology.
 
Sarebbe infatti emerso che l’assunzione di acidi grassi Omega-3 integrati alla terapia di riferimento, può ridurre nell’arco dei 12 mesi successivi all’inizio della terapia le probabilità di un secondo evento cardiovascolare non letale, con una percentuale pari quasi al 35%, o di abbassare sensibilmente i decessi anche di oltre il 24%.
 
 
2. l’ Omega-3 normalizza e regola i livelli di colesterolo e trigliceridi.
 
Rispetto ad una statina (cioè il principio “attivo” dei farmaci anti-colesterolo), l'olio di pesce può essere addirittura più efficiente in questo specifico ruolo.
 
Secondo uno studio sull’ l'efficacia degli oli di pesce nel ridurre i livelli di trigliceridi, è stato comprovato che essi li hanno notevolmente ridotti nel fegato.(7)  
 
I livelli di trigliceridi a digiuno sono un potente indicatore della vostra capacità di avere profili lipidici sani, che possono essere indicativi della vostra salute del cuore.
 
Gli studi hanno anche dimostrato che i grassi Omega-3 sono:
 
  • anti-aritmici (prevengono o contrastano l’ aritmia cardiaca)
 
  • anti-trombotici (prevengono trombosi o coaguli di sangue all'interno di un vaso sanguigno)
 
  • anti-sclerotrici (prevengono cioè i depositi di grassi e fibrosi dello strato interno del vostro arterie). In questo contesto fondamentale anche il lavoro a supporto della Vitamina K2-MK7 e Vitamina D.
 
  • anti-infiammatori (contrastando l'infiammazione - il calore, dolore, gonfiore, ecc).

3. Il DHA aiuta l'apprendimento e il comportamento del bambino.

 
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Uno studio pubblicato su PLoS ONE, nel giugno 2013, ha collegato bassi livelli di DHA a problemi di memoria, lettura e disordini comportamentali nei bambini in età scolare in buona salute.(8)
 
In un altro studio pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition nel mese di agosto 2013, i bambini che hanno consumato un integratore di grassi omega-3 già da neonati, hanno ottenuto un punteggio superiore sull'apprendimento, il vocabolario e i test di intelligenza all’ età da 3 a 5 anni. (9)
 
La ricerca precedente ha anche scoperto che i bambini con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), correlata anche al comportamento o a difficoltà di apprendimento,hanno maggiore probabilità di avere livelli di grassi omega-3 bassi.
 
Vi posso assicurare che anche i bambini più pestiferi dopo una settimana di omega 3 diventano calmissimi e sono più concentrati.
 
L’ Omega-3 ha così grande impatto sulla vostra salute del cervello che l’  EPA e il DHA mantengono alti i livelli di dopamina nel cervello, aumentano la crescita neuronale nella corteccia frontale del cervello e la circolazione cerebrale.
 
 
4. L’ Omega-3 interviene in maniera decisiva per salvare la vita dei bambini che hanno la sindrome dell'intestino corto (SBS), che è raro, ma che ha un impatto su migliaia di persone negli Stati Uniti.
 
L’ SBS si può verificare dalla nascita (quando una parte dell'intestino non sviluppa) o a causa di una malattia infiammatoria infettiva che colpisce i neonati prematuri.
 
Negli adulti, può essere causato da un intervento chirurgico per la malattia o lesioni derivanti dal morbo di Crohn.
 
Allarmato dalla situazione, il dottor Mark Puder, chirurgo all'ospedale dei bambini Boston, ha detto che sapevano che la maggior parte dei bambini con SBS stavano per morire.
 
Poi i medici hanno osservato che quando i bambini hanno avuto un integratore alimentare a base di olio di pesce, hanno cominciato a migliorare drasticamente.
 
Il trattamento di olio di pesce è stato dato a 112 bambini in ospedale, dove oltre il 90 per cento dei bambini con SBS è ancora vivo.
 
I risultati sono stati cosi sorprendenti che il supplemento di olio di pesce è anche reso disponibile a 70 ospedali in tutto il mondo.
 
 
5. Ipertensione: protegge cuore e vasi riducendo la pressione
 
Uno studio del 2016 dell'Università di Zurigo, presentato nel corso del meeting annuale dell'American Heart Association ha evidenziato i benefici di una dieta ricca di Omega-3 sulla pressione del sangue nelle arterie.
 
LO STUDIO
 
La ricerca ha preso in considerazione circa 2000 soggetti con un età compresa tra i 25 e i 41 anni.
 
Tutti i partecipanti, all'inizio dell'esperimento, avevano condizioni di salute ottimali e un indice di massa corporea simile tra di loro.
 
Gli studiosi hanno deciso di suddividere le persone in 4 gruppi, a seconda della quantità di omega-3 circolante nel loro organismo.
 
ADDIO IPERTENSIONE
 
Nei soggetti con i valori più elevati di questi acidi grassi essenziali, secondo i risultati, sono stati evidenziati dei netti miglioramenti nella pressione sistolica (4 mmhg in meno) e nella pressione diastolica (2 mmhg).
 
Questo significa, secondo gli studiosi, che una dieta ricca di cibi con omega-3 aiuta a diminuire la pressione del sangue nelle arterie, allontanando così l'ipertensione.
 
Gli Omega-3 quindi rappresentano una valida terapia naturale per la prevenzione e il controllo dell'ipertensione, uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare.
 
La loro azione si traduce principalmente in un effetto ipotensivo e di riduzione dell'aterosclerosi.
 
La pressione sanguigna è un parametro “facilmente” modificabile.
 
Infatti tenere sotto controllo i valori riduce la probabilità di sviluppare malattie dell'apparato circolatorio e, di conseguenza, di incorrere in ictus cerebrali, infarti del miocardio o stati di demenza.
 
Normalmente i medici in caso di ipertensione consigliano semplicemente l'assunzione di farmaci antipertensivi.
 
Tuttavia, molte volte non si sottolinea che un alimentazione ottimale come la Paleo Diet e una regolare attività fisica regolare (per esempio con i pesi), possono fare molto di più di una pillola.
 
Tantissimi studi hanno evidenziato che gli integratori a base di olio di pesce possono ridurre la pressione sanguigna, soprattutto in soggetti anziani e che soffrono di ipertensione.
 
Dato che sono sufficienti piccole riduzioni della pressione per diminuire significativamente il rischio di eventi cardiovascolari, anche il modesto effetto esercitato dagli Omega-3 può essere utile in questo senso. 
 
Del resto EPA/DHA riducono il livello di colesterolo, ostacolano la formazione dei trombi e regolano la dilatazione dei vasi sanguigni.
 
Queste funzioni conferiscono agli Omega-3 un ruolo importante in prevenzione e controllo dell'aterosclerosi.
 
Quindi un consumo regolare di pesce ricco di EPA e DHA e l'assunzione di supplementi alimentari a base di olio di pesce aiutano a combattere l'ipertensione perché migliorano le concentrazioni dei trigliceridi, l'aggregazione delle piastrine e le funzioni della parete interna dei vasi sanguigni.
 
 
6. L’ Omega-3 fa dimagrire
 
Un gruppo di scienziati giapponesi che ha riconosciuto come i grassi Omega-3 siano in grado di trasformare le cellule di grasso 'cattivo' dell'organismo in altre sane che bruciano le calorie.
 
Lo studio pubblicato su Scientific Reports nel 2016 è partito dall'esame di tre tipi di grasso corporeo, ovvero quello 'bianco' che fa sì che le calorie in eccesso contribuiscano a ingrassare pancia e cosce, quello 'bruno' che brucia le calorie, e il 'beige', recentemente scoperto nei topi e negli esseri umani, che ha una funzione simile a quella del grasso bruno. (13)
 
Ebbene, stando alla ricerca, il pesce trasformerebbe le cellule di grasso 'bianco' in quello 'beige', risultando particolarmente indicata dalla mezza età in poi, da quando il numero di cellule di grasso 'buono' (bruno e beige) iniziano a scarseggiare.
 
"Sapevamo da ricerche precedenti che il pesce grasso ha enormi benefici per la salute, compresa la prevenzione dell'accumulo dei chili di troppo. Noi abbiamo testato se l'alimento era legato a un aumento delle cellule di grasso bruno" ha spiegato Teruo Kawada dell'università di Kyoto e autore dello studio.
 
Il team di esperti ha monitorato il peso di topi nutriti con alimenti grassi per 4 mesi e dopo che la loro dieta è stata integrata con pesce grasso, gli animali hanno perso fino al 10% di peso e fino al 25% di grasso, aspetti che potrebbero contribuire ad allungare la vita.
 
Per gli scienziati infatti il terzo vantaggio di una dieta ricca di pesce è proprio la longevità.
 
"Si sa da tempo che la dieta tipica del Giappone contribuisce a vivere più a lungo, ma perché questi due tipi di cucina abbiamo effetti positivi era ancora materia di discussione" hanno aggiunto i ricercatori, certi di avere adesso una maggiore comprensione del meccanismo.
 
7. L’  Omega 3 aumenta la durata della vita media.
 
Lo studio precedente ci ha quindi rivelato anche un altro aspetto fondamentale dell’ Omega 3 e cioè la sua capacità di donare, oltre che la salute, anche alcuni anni in più.
 
Per comprendere bene questo passaggio dobbiamo prima un passo indietro e ricordare cosa sono i telomeri della cellula.

 

​Sono strutture specializzate, situate nella parte terminale dei cromosomi, che sono coinvolte nella replicazione nella stabilizzazione del DNA durante la fase di duplicazione cellulare.
 
Ogni volta che una cellula si replica, i telomeri si accorciano e dopo molte divisioni cellulari diventano sempre più corti.

Alla fine inviano alla cellule il segnale che è venuto il momento di morire.
 
Nel 2005 uno studio ha dimostrato l’ importanza di favorire il corretto funzionamento dei telomeri per prolungare la salute  e la vita delle cellule.

Sempre nel 2005 il dottor E. Woodring e colleghi (in foto) hanno sottolineato che lo stress ossidativo può danneggiare i telomeri, provocando invecchiamento e cancro. (15) 


Nel 1989  Elisabeth Blackburn (premio nobel 2009 proprio per questa scoperta)  ha documentato che anche alti livelli di stress cronico può causare l’ accorciamento dei telomeri.
 
“Osservando le persone con malattia coronarica stabile in cinque anni, abbiamo trovato che quelli con livelli più elevati di Omega-3 acidi grassi nel sangue avevano un  minor accorciamento dei telomeri.” 
Dott. Elisabeth Blackburn

Coloro i cui telomeri erano effettivamente allungati nel corso dei cinque anni era più probabile che avevano iniziato con una maggiori  livelli di Omega 3”

8. Omega 3 aiutano in modo importante le malattie autoimmuni
 
Gli acidi grassi Omega-3 sono potenti alleati del sistema immunitario,infatti diverse ricerche hanno infatti dimostrato la loro capacità di modulare sia la risposta immunitaria sia l'infiammazione.
 
I primi dati a questo proposito risalgono al 1932, quando è stato osservato che alcuni stati infiammatori possono essere contrastati dal trattamento proprio con gli Omega-3 acido eicoesapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA).
 
Le malattie autoimmuni sono così chiamate perché alla loro base vi è una risposta anomala del sistema immunitario, che aggredisce il suo stesso organismo.
 
Fra le malattie reumatiche infiammatorie croniche e autoimmuni sono incluse le seguenti patologie:
 
  • artrite reumatoide
  • artrite psoriasica
  • sclerosi multipla
  • psoriasi
  • spondiliti
  • lupus eritematoso sistemico
  • sclerodermia
  • altre malattie rare
 
Tutte queste patologie hanno come denominatore comune uno stato di infiammazione cronico e complessivamente ne soffre l'1% della popolazione e le donne ne vengono colpite 3 volte più frequentemente degli uomini.
 
Ufficialmente, nella maggior parte dei casi la causa è sconosciuta, ma sembra che gli individui affetti da queste patologie siano geneticamente predisposti al loro sviluppo.
 
In realtà è oramai ben chiaro che molte malattie autoimmuni dipendono da un unica causa: la permeabilità intestinale (Leaky Gut, in inglese, cioè “intestino gocciolante”).
 
La sindrome della permeabilità intestinale è in rapida crescita, e milioni di persone sono alle prese con essa senza nemmeno saperlo e infatti le malattie autoimmuni negli ultimi 20 anni sono triplicate.
 
Cos’è la Sindrome della permeabilità intestinale ?
 
Immaginate che il rivestimento del tratto digestivo abbia fori estremamente piccoli  in cui solo specifiche sostanze possano passare.
 
Il vostro rivestimento dell’intestino è una barriera che respinge le particelle più grandi che possono danneggiare il sistema.
 
Avere questa Sindrome, significa che il vostro apparato digerente è dotato di fori più grandi che permettono il passaggio di particelle più grandi , ad esempio proteine come il glutine, batteri cattivi, e cibo non digerito.
 
Inoltre, i rifiuti tossici possono fuoriuscire dalla parte interna della vostra parete intestinale e arrivare nel flusso sanguigno causando una reazione immunitaria.


Questo crea un’ infiammazione in tutto il sistema e può causare appunto le patologie autoimmuni sopra citate. 

Un altro problema con la permeabilità intestinale è che può causare malassorbimento di minerali vitali e nutrienti come zinco, ferro e vitamina B12.

I cibi che danno permeabilità intestinale sono i cereali, i legumi e i latticini, mentre tra le sostanze che la combattono c’è proprio l’ Omega-3.  

Uno dei primi indizi a tal proposito è stata la bassa percentuale di malattie autoimmuni e infiammatorie nelle popolazioni Eschimesi che abitano la Groenlandia, la cui dieta è ricca di pesce ad elevato contenuto in Omega-3.

L’ effetto benefico dell'olio di pesce sarebbe dovuto anche alla capacità di EPA/DHA di modulare l'attività delle molecole ad attività proinfiammatorie, quindi il trattamento delle patologie autoimmuni con olio di pesce ne diminuisce la gravità. 

Allo stesso tempo, gli Omega-3 riducono la necessità di utilizzare i farmaci antinfiammatori.

L' olio di pesce introdotto con l'alimentazione riduce la formazione di alcune molecole proinfiammatorie, quindi gli Omega-3 potrebbero essere realmente efficaci nel trattamento delle malattie infiammatorie e di quelle autoimmuni.

L’ EPA e il DHA sono efficaci anche nel migliorare le funzioni della parete dei vasi sanguigni. 

L'assunzione di Omega-3 con l'alimentazione riduce alcuni marcatori, indicando una riduzione dell'infiammazione che potrebbe spiegare l'effetto preventivo di questi acidi grassi nei confronti delle malattie cardiovascolari.

In una recente ricerca (2016) un’ equipe di ricercatori della Michigan State University ha annunciato di aver individuato che il DHA (acido docosaesaenoico), assunto con una certa frequenza, permette di bloccare lo sviluppo del lupus e, probabilmente, anche altre malattie autoimmuni (14). 


I risultati dello studio preclinico, pubblicati sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica PLoS One, sono stati estremamente positivi. 

I ricercatori hanno analizzato l’effetto di DHA sulle lesioni causate dal lupus nei polmoni e nei reni dei topi di sesso femminile geneticamente predisposti alla malattia, e hanno notato che “il 96% delle stesse è stato ridotto con l’integrazione di DHA”.

Una malattia cronica di natura autoimmune

Il lupus eritematoso sistemico (LES o anche Lupus) è una malattia cronica di natura autoimmune. 

Questa può colpire diversi organi e tessuti del corpo. 

Come accade nelle altre malattie autoimmuni, il sistema immunitario produce autoanticorpi che, invece di proteggere il corpo da virus, batteri e agenti estranei, aggrediscono cellule e componenti del corpo, causando infiammazione e danno tissutale. 

Il LES colpisce spesso il cuore, la pelle, i polmoni, l’endotelio vascolare, fegato, reni e il sistema nervoso. 

Poiché colpisce anche le articolazioni, la condizione è classificata anche tra le malattie reumatiche. 

La prognosi della malattia non è prevedibile, con periodi sintomatici alternati a periodi di remissione.

Patologia colpisce principalmente le donne

Il Lupus è considerato una malattia genetica e viene attivato non solo da inalazione di sostanze tossiche di silice cristallina, ma anche da altri fattori ambientali come l’esposizione al sole. 

Il quarzo è il più comune trigger e si trova spesso nelle industrie agricole, edile e minerarie in cui i lavoratori possono respirare la polvere del minerale. 
La cantante Selena Gomez‬ è affetta da Lupus eritematoso sistemico‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬

​La malattia colpisce soprattutto il sesso femminile, con un’incidenza nove volte superiore rispetto al sesso maschile, specialmente soggetti in età fertile (tra i 15 e i 35 anni) e di discendenza non europea. 

Nell’infanzia il lupus eritematoso sistemico si manifesta generalmente tra i 3 e i 15 anni, con un rapporto tra femmine e maschi di 4 a 1 e le tipiche manifestazioni cliniche sono l’eritema a farfalla e la fotosensibilità.

Il DHA è un rimedio potentissimo

“La silice cristallina - ha detto Jack Harkema, uno dei principali autori dello studio - uccide le cellule del polmone. 

Quando queste muoiono, vengono inviati segnali  d’allarme al sistema immunitario. 
In seguito il corpo produce una forte risposta che inizia a colpire anche le cellule sane”. 

Con l’uso del DHA sembra si sia trovato un rimedio potentissimo contro il Lupus e altre malattie autoimmuni: “Non avevo mai visto una risposta protettiva così drastica”.

Secondo Harkema il DHA potrebbe modificare il modo in cui i macrofagi reagiscono alla silice nei polmoni, e in qualche modo alterano la risposta del sistema immunitario.

Ancora poco chiara l'azione del DHA

Anche se agli scienziati non è chiara l’esatta azione protettiva di DHA, lo studio fornisce ai ricercatori un modello fondamentale per la definizione delle quantità di DHA necessarie per scongiurare il Lupus. 

Il prossimo passo degli scienziati sarà quello di capire esattamente cosa succede nei polmoni dopo l’integrazione con DHA. 


L’ipotesi più plausibile sembra esser quella che l’acido docosaesaenoico aiuti le cellule ad inviare un segnale anti-infiammatorio nel corpo, così da bloccare la risposta autoimmune. 

Un’altra teoria, ancora da accertare, è che in qualche modo il DHA permetta alle cellule di rimuovere la silice tossica dal polmone, bloccando gli eventuali segnali infiammatori inviati dall’organo.


Perchè si può essere facilmente carenti di grassi Omega 3

La maggior parte delle persone non riescono a consumare una quantità sufficiente di grassi Omega-3 e questa carenza può portare a diverse malattie e morte prematura.

Si calcola che la mancanza dei giusti livelli di Omega 3 sia il sesto fattore killer nella triste classifica dei decessi americani, cioè causa fino a 96.000 morti premature ogni anno. 

In realtà, l'assunzione di grassi nella dieta è stata tra i fattori di rischio più studiati per il seno e prostata. 

Due studi dal 2002 spiegano come Omega-3 in grado di proteggere contro il cancro al seno. 

Il BRCA1 (gene del cancro al seno 1) e BRCA2 (gene del cancro al seno 2) sono due geni soppressori tumorali che, quando funziona normalmente, aiutano a riparare i danni del DNA, un processo che impedisce anche lo sviluppo del tumore.

I grassi omega-3 e omega-6 influenzano questi due geni; l’ omega-3 tende a ridurre la crescita delle cellule tumorali, mentre gli altamente trasformati e tossici omega-6 possono causare la crescita del cancro.

Ricordo che gli Omega 6 sono contenuti nei cereali, nel pane integrale, nella maggior parte degli oli vegetali (specialmente in quello di lino e di canapa), nelle noci, spirulina, semi di canapa indiana, borragine e l'oenothera biennis o primula notturna. 

(Fine prima Parte, la seconda parte QUI

Il Primo Paleo-Omega 3 estratto dal Salmone
--->QUI

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<![CDATA["Avevo l' Artrite Reumatoide:ecco come l' ho Guarita"]]>Tue, 04 Jul 2017 09:48:56 GMThttp://831005008510416305.weebly.com/blog/avevo-l-artrite-reumatoideecco-come-l-ho-guarita
Ciao, 

ho trovato nella mia bacheca Facebook questa bellissima testimonianza di Maurizia Gregori, 61 anni, affetta da tanti anni da artrite reumatoide.  

Maurizia, tra l' altro è un affermata Speaker della popolare Radio marchigiana Radio Arancia network. 

Ecco le sue parole:

Ciao Claudio, 

Un bel giorno l'insigne reumatologo ti dice: - Signora i suoi dolori sono dovuti ad una artrite reumatoide. Ora farà sei mesi di Cortisone poi ci rivediamo per un trattamento di Metatrexate, un farmaco potente ma riuscirà ad alleviare i suoi dolori. 
D'accordo con il medico di famiglia decido di assumere soltanto il cortisone. 

Assumendo dosaggi più o meno consistenti a seconda dei miei dolori sono andata avanti per otto anni. 

Se un giorno dimenticavo di prendere la pasticca di cortisone erano le mie ossa a ricordarmelo. 

Il caso ha voluto che incontrassi, grazie ad una amica comune, Claudio Tozzi"Quello della paleo" 
Sono subito rimasta impressionata dalla sua energia e dalla sua carica. 

Occhi pieni dell'entusiasmo che hanno solo le persone che "sanno" di poter aiutare gli altri. 

La cosa che mi ha impressionato di Claudio è stata la sua preparazione, come ogni cosa che affermava fosse suffragata da studi di illustri medici e ricercatori che lui snocciolava con la sicurezza di chi non parla tanto per parlare ma ha verificato grazie ad un suo ulteriore studio "matto e disperatissimo " . 

Acquisto il libro sulla paleo diet e mi dico che tutto sommato vale la pena provare.

Claudio mi dice che l'artrite reumatoide rientrando nella categoria delle malattie autoimmuni deve rispettare il protocollo autoimmune...quindi ulteriori restrizioni ma proviamo ad interrompere il cortisone . Come farò, mi chiedo, senza i miei tanto amati carboidrati? 

Vi dico che da più di un anno io ce l'ho fatta ...soltanto con la paleo e le vitamine D e K2 e i consigli di Claudio che con quel suo incedere "romanesco" riesce a rasserenarmi in ogni frangente.

Il mio Urbason, il cortisone, giace in un angolo sperduto del cassetto dei medicinali che non apro mai convinta ormai che è proprio vero...

"Siamo quello che mangiamo" .

 A chi non sta bene mi sento di suggerire il libro sulla paleo .. 

A Claudio un immenso grazie da parte mia e da parte della mia famiglia.

p.s. Ho perso anche 15 Kg!!


                                                                         
                                                                                                                                          Maurizia Gregori 



Commosso Maurizia... Non ho parole per la tua meravigliosa testimonianza e anche per aver capito (dagli occhi!) cosa voglio veramente diffondere con il mio lavoro. 

La medicina ufficiale ha purtroppo smarrito il senso della ragione e a volte del pudore e quindi chi ha qualche conoscenza come me, può e deve aiutare coloro che non sanno che c'è un altra via per la guarigione delle malattie. 

Con alcuni ci riesco con altri no. 

Con te a quanto pare si e questo mi darà ancora più spinta e coraggio con questa missione che mi sono dato. 

Per quanto riguarda i medici, tu hai citato Leopardi, io citerò Manzoni: "Il Coraggio: Se non ce l’ha, uno non se lo può dare". Un abbraccio forte Maurizia!

                                                                                              
                                                                                                                                                      Claudio Tozzi

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